Distanziamento fra alunni e docenti, misurazione delle aule, algoritmi per studiare le esigenze di spazi e molto altro. Si tratta di una interessante nota pubblicata dall’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna che fornisce spunti interessanti per il ritorno a scuola.
E’ chiaro che a livello nazionale fanno fede le linee guida emanate dal Ministero dell’Istruzione, ma dato che in molti considerano quel documento piuttosto generico, sia per comprendere al meglio le esigenze di ogni realtà, dopo il manuale cura dell’USR Veneto, analizziamo le indicazioni corrispettivo dell’Emilia Romagna.
Già nelle scorse settimane si è parlato di software che dovrebbero calcolare gli spazi necessari e da utilizzare per le lezioni tenendo conto del distanziamento.
L’USR Emilia Romagna spiega che “le aule sono estremamente variegate fra loro, per dimensioni, come pure per configurazione: ad esempio alcune hanno una porta, altre due; alcune sono
interamente finestrate, altre no; alcune hanno pianta regolare, altre no. E via dicendo”.
Pertanto, esistono molte variabili. Quindi o i programmi di calcolo attesi devono prevedere molteplici opzioni di elaborazione, divenendo estremamente complessi, oppure, al contrario, devono prevedere semplificazioni di calcolo, fornendo nel caso dati simulati privi della necessaria precisione. Quindi tali algoritmi devono essere intesi come strumenti utili per una stima e non certo un dato fedele al 100%.
Ecco perchè, secondo l’ex provveditorato, non bisogna ignorare il buon vecchio “metro”, per misurare i distanziamenti, secondo prescrizioni, dei banchi nelle aule.
Ecco un altro punto fondamentale: “quanti metri quadri a studente dobbiamo considerare nelle aule?”
Partendo dall’assunto che ciascuna scuola deve rapidamente procedere a configurare le singole aule secondo i distanziamenti previsti, non è previsto al momento la definizione di un
parametro unico che contempli i metri quadrati d’aula “lordi” necessari a ciascun studente.
Ne consegue, comunque, che minore è il numero di studenti per ogni aula, maggiore sarà “l’incidenza, sulla superficie pro-capite, degli spazi destinati alle vie di fuga e di quelli riservati al docente“.
Non bisogna nemmeno trascurare la configurazione che verrà adottata nelle aule: a nido d’ape o a scacchiera: nel primo caso, secondo una elaborazione del Politecnico di Milano, la modalità a nido d’ape sarebbe da evitare rispetto a quella a scacchiera. In questo caso, il documento riporta, per distanziamento di 100 cm, si potrebbe considerare necessaria una superficie lorda a studente variabile da 1,8 mq a 2,1 mq, al fine di tenere conto anche di dimensioni d’aula maggiormente svantaggiate rispetto a quelle considerate nella simulazione.
Il distanziamento è al centro delle misure contenute dalle linee guida: il Comitato Tecnico Scientifico ha previsto il distanziamento minimo di 1 metro (da bocca a bocca) e di almeno 2 metri tra insegnante e i banchi.
Ma non è affatto semplice calcolare ciò, perchè entrano in gioco tanti fattori. C’è poi il dilemma: per attuare correttamente il distanziamento si può utilizzare la configurazione dinamica oppure quella statica?
Sempre in base all’elaborazione del Politecnico di Milano, la configurazione “dinamica” impegna una superficie a studente molto superiore a quella “statica”: infatti si passa da 2,76 mq a studente, a 1,97 mq a studente. Il Ministero dell’Istruzione, sul tema, ha chiesto al Comitato Tecnico Scientifico un ulteriore parere in merito.
Ecco perchè, a parere dell’USR Emilia Romagna, la soluzione “statica”, sarebbe quella da adottare.
LA NOTA DELL’USR EMILIA-ROMAGNA
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