Alla vigilia di Pasqua, si fa largo l’ipotesi di “un prolungamento di 14 giorni delle attuali misure restrittive e di isolamento previste dal Dpcm in scadenza il 13 aprile, con una probabile ulteriore proroga delle misure di isolamento casa almeno fino al 2 maggio”. Che per la scuola, significherebbe lunedì 4 maggio. La notizia, è stata resa pubblica dall’agenzia di stampa Ansa, la quale asserisce di averla appresa da “fonti qualificate”.
L’orientamento del governo è confermato anche dal segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, che, all’uscita dell’incontro con il governo ha detto: “Il presidente del Consiglio ci ha confermato che, ad oggi, non ci sono ancora le condizioni per far ripartire le attività sospese. Prima di tutto la salute dei lavoratori”.
Il ritorno dopo la festa del lavoro, però, non sembra bastare ai virologi. Almeno a quello milenese Fabrizio Pregliasco, per il quale “una riapertura a maggio sarebbe totalmente inopportuna”.
Nei giorni scorsi, Pregliasco aveva spiegato che riapertura delle scuole va spostata più avanti possibile nel tempo, confermando l’indicazione della Tecnica della Scuola di escludere con ogni probabilità un ritorno precedente al 5 maggio, ma anche la possibilità che gli ultimi tornare sui banchi potrebbero essere gli alunni più piccoli, frequentanti la scuola dell’infanzia e primaria.
Stavolta, l’esperto di virus prende come riferimento il 18 maggio, indicato nel Decreto Scuola n. 22, come lo spartiacque per decidere sulle modalità di fine anno scolastico e per capire come si svolgeranno gli Esami di Stato.
Secondo il virologo, intervistato sempre dall’Ansa, non vi sono dubbi: riaprire le scuole entro il 18 maggio “sarebbe estremamente rischioso. Andrebbero riaperte comunque non prima di settembre”.
Le scuole, ha spiegato l’epidemiologo, “non andrebbero comunque riaperte prima di settembre”.
Quella di Pregliasco sembra una sentenza, non proprio un’indicazione. Riaprire gli istituti scolastici “a maggio sarebbe un enorme rischio, perchè rappresentano un concentrato di soggetti a contatto tra loro e dove la distanza di sicurezza è difficilmente realizzabile”.
Anche stavolta, il virologo punta il dito sulla primaria. Il discorso della riapertura ritardata a fine estate vale “soprattutto per le scuole elementari, dove bambini più piccoli sono difficilmente controllabili”.
Su chi deciderà quando si tornerà a scuola, quando non ci sarà più il pericolo di contagio da Coronavirus, se il Governo o gli epidemiologi, domenica scorsa su Rai Due c’è stato un piccolo scambio di battute, durante la trasmissione Che tempo che fa, tra la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e lo scienziato e divulgatore scientifico Roberto Burioni.
La titolare del ministero dell’Istruzione ha confermato che per decidere quando torneranno otto milioni di alunni in classe e oltre un milione tra docenti, Ata e presidi, sarà decisivo “quello che le autorità sanitarie diranno”.
Il medico, accademico e divulgatore scientifico ha replicato che su un possibile ritorno a scuola degli alunni italiani “la scienza dice ‘prudenza’, ma poi tocca alla politica scegliere”.
Lucia Azzolina, ha quindi ribadito che “la politica sarà ancora più prudente e si assumerà tutte le responsabilità, mai e poi mai metteremo a rischio la vita degli studenti”.
È evidente che la responsabilità della decisione e su come si realizzerà il ritorno reale alle attività, scuola compresa, l’ultima parola sarà di chi firmerà i decreti. Quindi della politica, come ha fatto osservare diverse volte l’ex premier Matteo Renzi, per il quale i governanti non si possono nascondere dietro i tecnici. E chi si assumerà questo incarico non potrà sbagliare.
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