Si parla moltissimo della ripresa delle lezioni in Italia, dove per Linee Guida e data d’inizio del nuovo anno scolastico ancora non vi sono decisioni ufficiali. Ma cosa sta accadendo all’estero? Vi sono Paesi, come il Brasile, dove la DaD proseguirà sino alla fine dell’anno; altri, come la Germania, dove ad agosto si rientrerà già in classe e senza particolari limitazioni.
Il ministero della Pubblica Istruzione brasiliano ha deciso di estendere fino al 31 dicembre 2020 l’autorizzazione delle lezioni a distanza negli istituti di istruzione superiore federali.
Il provvedimento, motivato dalle misure di prevenzione alla pandemia da coronavirus, facilita anche gli stage e le pratiche in laboratorio, che possono essere svolti in remoto durante questo periodo.
È la terza volta che la scadenza è stata prorogata. Sempre in base all’ordinanza, le istituzioni educative avranno l’autonomia di definire il curriculum sostitutivo per le lezioni in classe, la fornitura di risorse agli studenti, in modo che possano seguire le lezioni online, e le attività da svolgere durante il periodo. Il documento prevede inoltre che le istituzioni possano sospendere le attività accademiche in classe per lo stesso periodo, ma che le stesse debbano essere “completamente ripristinate” quando sarà sicuro tornare a scuola.
Con la nuova ordinanza, gli istituti di istruzione superiore potranno attuare i loro piani pedagogici con insegnamento ibrido e attuare innovazioni educative e tecnologiche.
Già da inizio agosto, invece, molti studenti tedeschi torneranno sui banchi. Dopo le ferie estive, (e quindi in molti Laender già nelle prime settimane di agosto), in Germania si tornerà a scuola a pieno ritmo e – dove e se possibile – senza più distanze.
La decisione è stata presa il 18 giugno dai ministri dell’Istruzione dei Laender, riuniti in conferenza. Per tutelare il diritto all’istruzione, le Regioni aspirano a “un’attività scolastica regolare, secondo l’orario ordinario”, si legge nelle conclusioni.
I Laender sono concordi sul fatto che “la regola della distanza di 1,5 metri debba decadere, laddove lo sviluppo dell’epidemia lo permetta”.
La decisione non è accolta da tutti con favore però. I sindacati di settore e le associazioni degli insegnanti hanno protestato, denunciando che “si gioca col fuoco”.
Rinunciare alle regole sul distanziamento può essere la strada sbagliata, è la tesi, dal momento che una certa fascia di docenti – quelli più anziani, e dunque un 10-20% – è a rischio.
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