Il clima di incertezza su alcuni temi non lascia molto sereni i genitori in vista del rientro a scuola dei loro figli. E’ quanto emerge dall’indagine condotta da Ipsos e rilanciata da Save the Children.
L’indagine condotta tra il 4 e il 18 agosto scorsi su un campione di 2370 persone, mostra un’alta concentrazione di preoccupazione che i genitori riservano al rientro: la principale ansia sarebbe l’incertezza sulle modalità di ripresa, il 60% dei casi.
Per il 51% dei genitori intervistati, invece, il motivo di maggiore preoccupazione riguarda il rischio distanziamento: sappiamo che nelle aule è previsto il metro buccale di distanza fra ogni alunno e, in base alle ultime indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, in questi casi, gli studenti possono fare a meno della mascherina.
Altro tasto dolente per le famiglie è quello delle possibili variazioni di orario di entrata/uscita da scuola che potrebbero non essere compatibili con gli impegni lavorativi dei genitori (37%).
E’ chiaro che la rilevazione è stata condotta poche settimane fa e quindi in quel lasso di tempo ancora erano poche le scuole che avevano già ultimato il piano di rientro a scuola e comunicato alle famiglie.
Alla data di oggi, 4 settembre, ci risulta che la maggior parte degli istituti abbiano già fissato le modalità e comunicate ai genitori.
Quelli che si preoccupano degli ingressi scaglionati, principalmente restano comunque i genitori di bambini di 4-6 anni (45%). In questo caso i nonni, per chi li ha, tornano ad essere il pilastro del welfare familiare, per il 22% dei genitori intervistati.
Il sondaggio ha raccolto anche la rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo fra le opzioni delle famiglie, in particolare quelle con figli più piccoli: una scelta che però – confermando ancora una volta il gender gap del nostro paese – ricadrebbe principalmente sulle madri (23%) più che sui padri (4%).
Non mancano le apprensioni per l‘apprendimento dei figli: quasi 1 genitore su 5 (18%) ritiene che il proprio figlio non sia pronto ad affrontare il programma a causa della perdita di apprendimento conseguente alle condizioni imposte dal confinamento a causa del lokcdown. E se a questo dato incrociamo quello emerso dall’indagine di Altroconsumo, che mostra insoddisfazione delle famiglie sulla didattica a distanza, capiamo benissimo da dove provengano queste ansie.
Anche i problemi economici non fanno stare tranquille le famiglie: 1 genitore su 10 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, 7 genitori su 10 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiarano preoccupati della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid e 2 genitori su 10 fra coloro che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno.
“La scuola è il luogo dove si combatte, in prima linea, la battaglia contro la povertà educativa. L’obiettivo oggi da porsi non è tornare alla condizione pre-crisi, ma compiere un deciso passo in avanti sul diritto all’educazione di qualità per tutti, superando le gravi diseguaglianze che si sono consolidate in questi anni. Servono scuole sicure, aperte tutto il giorno, accoglienti verso chi affronta maggiori difficoltà e in grado di far fronte alle crisi presenti e future. La riapertura oggi è ancora piena di incertezze, ma è una sfida sulla quale occorre investire tutte le energie e le risorse”, spiega Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
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