La discussione sulla riapertura delle scuole continua a tenere banco in Italia. Nei prossimi giorni è in arrivo la decisione definitiva del governo, ma tutto lascia presagire che non si tornerà a scuola prima di settembre.
Il problema, però, come sollevano diversi esperti, non è quello di riaprire le scuole adesso, ma se esiste davvero un piano per la riapertura. Sul piano sanitario, attualmente, non ci sono le condizioni per ripartire, ma non c’è traccia ancora su come si voglia ripartire.
Sul Foglio c’è un interessante approfondimento a cura dei docenti Andrea Mattozzi e Pietro Ortoleva.
I due studiosi pongono l’attenzione sul mancato piano per la riapertura delle scuole. Così studenti, genitori (e aggiungiamo anche docenti) sono lasciati nell’incertezza dell’unica strategia governativa, cioè quella dell’aspetta e spera. Troppo poco, in realtà anche se la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha creato un task force proprio per la ripartenza della scuola con Patrizio Bianchi a capo.
I rischi di una riapertura a maggio sono chiari a tutti: una seconda ondata di contagi sarebbe davvero insostenibile per il sistema sanitario italiano. Allo stesso tempo, però, il rischio è quello di impoverire l’attuale sistema economico con una cristalizzazione della situazione che ormai dura dal 9 marzo.
La scuola, non dimentichiamolo, svolge un ruolo essenziale nel creare capitale umano, essenziale per lo sviluppo produttivo di ogni paese. Rinunciare a mesi di formazione significa mettere a serio rischio il futuro di un’intera generazione.
Pensare di riaprire l’Italia senza le scuole non è pensabile attualmente. Le conseguenze sono molteplici fino alla perdita del lavoro.
Altri paesi europei, come già scritto più volte, hanno programmato una graduale ripartenza. In Italia, invece, siamo ancora ai proclami generici, senza tuttavia un piano chiaro. L’attesa ha costi elevati e il rischio, come sottolineano Mattozzi e Ortoleva, è quello di creare altre nuove situazioni critiche in autunno e in inverno. Dunque è necessario sviluppare soluzioni prima possibile. Come quella di riaprire le scuole in estate. Quella del 2020 sarà una stagione estiva diversa da tutte le altre: dunque sarebbe opportuno creare un’attività scolastica volontaria a luglio per permettere alle persone di lavorare e ai bambini di ritrovare un contesto adeguato.
Per un piano di ripartenza occorre anche adottare soluzioni nuove come quella di coinvolgere il personale docente e amministrativo: stipendi straordinari per quello che è un lavoro straordinario, inoltre, a fronte di un’età media dei docenti alta bisogna incentivare l’utilizzo di test seriologici.
Bisogna almeno provare a cambiare la scuola in un periodo diverso e con all’orizzonte molti mesi in cui occorrerà convivere con il virus.
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