Gentile redazione
non molti mesi orsono questo governo ha commesso diversi gravi errori in tema di scuola: ripartire in presenza prima di vedere cosa sarebbe accaduto in autunno con la pandemia e non imporre l’obbligo della mascherina in classe sono stati solo i principali. Questo dopo un’estate in cui nessun nodo cruciale era stato risolto: dai trasporti, con i risultati che si sono visti, agli spazi. Casomai si è pensato di spendere quattrini per acquistare costosi banchi con le rotelle, sicché ora abbiamo classi con gli adesivi sul pavimento a indicare le distanze da rispettare in ossequio a un minimo sindacale (e anche meno secondo molti scienziati) da bocca a bocca e i graziosi banchetti con le rotelle, liberi di muoversi come vogliono, facendosi un baffo degli adesivi e di chi ha investito tempo ad appiccicarli.
Qualche ingenuo poteva pensare che la sequela degli errori fosse finita, ma ovviamente non è andata così. Mentre la pandemia infuria più che mai, mentre al virus originario si sono aggiunte le varianti più contagiose, eccoci allora pronti per un rientro in presenza dal 7 gennaio, evento salutato da alcuni politici con toni entusiastici, forse solo perché in aula loro non ci andranno. Il tutto, ovviamente, mentre i docenti non sono stati considerati categoria prioritaria per la vaccinazione (qualcuno poteva forse nutrire dubbi al riguardo?).
Bisogna essere delle cassandre per affermare che ne sortirà un disastro, l’ennesimo? Non credo. Basta osservare la realtà in modo obiettivo e fare tesoro delle esperienze passate. Dopo poco dall’avvio ci sarà un’infinità di classi in quarantena e crescerà anche il numero dei docenti contagiati. E poiché chi va a scuola – alunni o docenti che siano – non vive sotto una campana di vetro, aumenterà ancora il numero degli infetti in tutto il Paese, con un nuovo effetto a valanga. Non serve essere veggenti per capirlo. Prima della pausa natalizia è bastato talvolta avere 3-4 alunni in aula perché fosse riscontrato un positivo e si dovesse chiudere baracca e burattini, figuriamoci con le classi intere (già, intere, perché diversamente da quanto alcuni pensano la percentuale del 50% sarà ottenuta in molte scuole alternando le classi, non riducendo il numero di alunni in presenza nelle stesse).
Nello sconforto, viene alla mente la nota locuzione latina: errare humanum est, perseverare autem diabolicum. L’antica saggezza si ripropone. A noi non resterà che il conto da pagare per questo nuovo, clamoroso errore. Un conto che si prefigura molto salato.
Sergio Mantovani