I rappresentanti del governo sono convinti: subito dopo Pasqua si vuole far tornare in classe il maggior numero di alunni, partire da quelli più piccoli. La ministra del Sud Mara Carfagna, a Porta a Porta su Rai Uno, lo ha ribadito: “è prematuro parlare di riaperture, bisognerà vedere come evolve la curva dei contagi nei prossimi giorni. Posso dire, il presidente Draghi lo ha detto chiaramente ieri, che la priorità sarà riaprire le scuole, la chiusura sta provocando gravissimi danni alle famiglie e ai ragazzi, specie al Sud”. La ministra ha anche detto che tra le priorità vi sono pure le vaccinazioni.
Ma cosa dobbiamo aspettarci con la riapertura delle scuole dopo Pasqua? Abbiamo provato a raccogliere un po’ di informazioni.
Rossano Sasso, sottosegretario del ministero dell’Istruzione ha ricordato all’Ansa che sono in arrivo depuratori d’aria e impianti di ventilazione meccanica, attraverso la metà dei 300 milioni di euro previsti dal Dl Sostegno a favore della scuola: come si legge nelle linee guida, ha detto Sasso, si è pensato “alla salubrità dell’aria all’interno degli istituti: si parla di depuratori d’aria e impianti di ventilazione meccanica”.
Il sottosegretario ha aggiunto che “l’imperativo è quello di fare presto. Sono contento che il generale Figliuolo abbia già inquadrato il problema in tre settimane mentre negli scorsi 12 mesi tutto questo non è stato fatto. Per far partire i tamponi nelle nostre 40mila si potrebbe utilizzare la Protezione civile”.
Sasso, infine, ha fatto “un appello all’Istituto superiore di sanità affinché dia la validazione per i test salivari per gli studenti come avviene in Francia, che proprio grazie a quelli ha mantenuto la didattica in presenza”.
La richiesta del sottosegretario leghista è stata però subito smontata dalla sperimentazione sui test salivari realizzata dall’Istituto Spallanzani di Roma nello scorso mese di ottobre: in quell’occasione è emerso che “non sono sufficientemente performanti poichè hanno una sensibilità inferiore al 20%”.
Secondo lo Spallanzani, “i tamponi salivari fatti sul posto si sono rivelati poco affidabili e devono poi essere confermati in laboratorio con il test molecolare, annullando così l’effetto di una risposta immediata.
Per il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca, la realtà è che “ad oggi non esiste un test rapido in grado di utilizzare la saliva”.
Quando si parla di tamponi rapidi per diagnosticare l’infezione da Covid, quindi, si fa riferimento ai test di tipo molecolare, che analizzano il materiale biologico prelevato con un tampone.
Già una circolare del Comitato Tecnico Scientifico del 29 settembre scorso prevedeva già la possibilità di farli nelle scuole” e “senza dubbio – ha spiegato il virologo Broccolo – lo screening con un monitoraggio settimanale permetterebbe di tenere le scuole aperte con tranquillità”.
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