Negli unici giorni di disconnessione dopo mesi di scuola, avrei fatto a meno di scrivere e reagire ancora una volta dinanzi a decisioni inquietanti ma non posso esimermi. Ancora una volta la scuola è sotto attacco, con decisioni irrispettose di chi la vive da sempre con grande partecipazione…
Come si può accettare che in un’Italia riconosciuta tutta come “rossa” ed “arancione” si consenta di ritirar fuori grembiulini dal colletto magari inamidato per far tornare i bimbi a scuola, solo due giorni dopo una Pasquetta che da festa collettiva dovrebbe tradursi in ritiro da anacoreti? Esiste o non esiste l’emergenza?
Il personale scolastico, dopo aver ricevuto solo una dose di un prodotto farmacologico, respinto in mezza Europa, viene costretto a stare in classe con piccole creature, imbavagliate per ora per far finta di fare scuola…
Se si volesse davvero bene ai ragazzi, si comprenderebbe che non si possono imporre loro ore ed ore nella classi, senza la serenità e la libertà anche solo di bere un goccio di acqua perché secondo i decantati protocolli la mascherina non va abbassata, se non a due metri dal compagno.
Ripenso “A Silvia” di Giacomo Leopardi” e tremo al solo pensiero che dell’ormai vicino “maggio odoroso” non sentiremo i profumi ma solo un asfittico calore, dietro le mascherine se non nelle terapie intensive, da “chiuso morbo combattuti e vinti”.
La colpa è tutta nostra o meglio di chi fa finta di niente, non riconosce che durante la tempesta ci si ripara e solo dopo vi è la quiete e riprende la vita.
Ancora l’impareggiabile Leopardi con il suo “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” ci ricorda come gli affanni dell’uomo non servono e quanto sarebbe più necessario osservare ritmi e tempi della natura, magari reinterrogando quella luna che continua ad osservarci….
Veniamo da anni di progresso ma davvero non abbiamo imparato niente se non sappiamo fermarci per ragionare, per capire come costruire il futuro comune dell’umanità. Siamo letteralmente mortificati da una politica che non cerca più soluzioni perché non sa più cosa è la prospettiva, rinchiusa nel raccogliere oggi soldi e consensi…
Tornando ai bambini, sono testimone dell’impegno di mia moglie e delle sue colleghe che in questi mesi di Dad hanno continuato a parlare ai bimbi di poesia, arte, storia e geografia, a risolvere problemi, a dialogare in inglese, entrando nelle loro camerette e preservandoli dai pericoli, prestando attenzione anche alle loro reazioni emotive.
Ora si impone loro una nuova violenza, scaraventandoli in aule che riapriranno come sono state chiuse… e si tornerà magari a richiudere solo quell’aula in cui sono stati a contatto per ora bimbi che sono fratelli, figli, nipoti di persone ormai fuori da ogni tracciamento…
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Pellegrino Caruso
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