Si rincorrono gli appelli dei sindaci per riaprire le scuole il prima possibile e in sicurezza, poiché la chiusura protratta degli istituti potrebbe aumentare divari sociali e disuguaglianze oltre che problemi di gestione dei bambini, dal momento che a breve potrebbero riaprire molte attività lavorative.
Dopo l’appello dell’Anci, che sembra rispecchiare la posizione del pedagogista Raffaele Iosa intervistato nei giorni scorsi dalla Tecnica della Scuola, domenica 19 aprile le richieste hanno preso sempre più corpo.
Segnaliamo quella della segreteria nazionale del Pd, Brenda Barnini, la quale ha annunciato che domani, 20 aprile, avanzerà una comunicazione ufficiale al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per candidare Empoli come “città pilota” per la ripresa delle attività didattiche in classe.
Il sindaco, che è anche responsabile welfare della segreteria nazionale del Pd, ritiene che “la scuola deve essere il punto di partenza nella strategia di riapertura del Paese: è stata la prima a chiudere e sembra sarà l’ultima a riaprire, con nel mezzo solo la didattica distanza”: una modalità didattica che, però sottolinea “non va bene e non basta”.
“Scegliamo – prosegue Barnini – un territorio dove poter sperimentare qualcosa di più, utilizzando gli spazi comuni degli edifici scolastici per rispettare le distanze, sfruttando tutta la giornata per poter far entrare gruppi più piccoli di bambini”.
Sulla scia della proposta lanciata qualche giorno fa da Matteo Renzi, leader di Italia Viva, il sindaco di Empoli ha proposto “screening a gruppi di insegnanti, educatori e famiglie che rientrano nella sperimentazione, senza lasciar fuori i nidi e la scuola dell’infanzia, magari privilegiando le attività all’aria aperta e ricreando dei micro ambienti in termini numerici”.
Sulla stessa lunghezza d’onda si pone la deputata Pd Rosa Maria Di Giorgi: “Né si può pensare che i congedi parentali, pur meritoriamente implementati – dice -, o lo smaltimento delle ferie e dei permessi a lungo andare possano essere una soluzione praticabile. Così come il bonus baby sitter. Inoltre l’abbattimento del 50% dello stipendio per il congedo parentale certo non aiuta le famiglie già in crisi”.
Di Giorgi sottolinea che “il Pd si sta muovendo per mettere in campo soluzioni che consentano un avvio ordinato a settembre. Tuttavia credo che, anche in considerazione delle scelte che si stanno compiendo nelle altre nazioni europee, dobbiamo promuovere progetti e sperimentazioni che vadano incontro alle famiglie fin da subito. Si tratta di effettuare tamponi a insegnanti e bambini e ragazzi, a partire da quei territori dove il contagio è stato ed è meno presente. Il tema degli spazi per garantire il distanziamento sociale può essere affrontato anche attraverso il ricorso all’utilizzo di luoghi pubblici o privati che potrebbero fornire le risposte adeguate”.
La richiesta per un ritorno il più possibile accelerato, sempre comunque in sicurezza, è stata anche prodotta, con tanto di petizione che ha raccolto 50 mila adesioni in poche ore, da un gruppo di genitori, docenti, educatori, pediatri, psicologi, giornalisti, già attivi nel comitato promotore di “un’ora d’aria” per i bambini italiani.
A “spingere” per tornare presto in classe in sicurezza sono anche alcuni raggruppamenti politici e associazioni.
E pure i governatori. Ha preso la parola sul tema anche Donato Toma, presidente della Regione Molise: parlando del trasporto pubblico locale, ha detto che “si tratta in sostanza di aumentare il numero delle corse, riducendo il numero dei posti sui mezzi. Questo è legato al ritorno degli studenti nelle scuole, tenendo sempre presente però il distanziamento, che è uno dei modi più efficaci al momento per battere il virus”.
Il fenomeno non è solo italiano: in Inghilterra, ad esempio, cresce la consistenza delle indiscrezioni dei mass media che vorrebbero riaperte le scuole nella seconda decade di maggio.
Il ministro britannico Michael Gove le ha liquidate come “non vere” le notizie secondo cui il governo di Londra intenda riaprire le scuole il prossimo 11 maggio come passo di un piano di ‘uscita’ dal lockdown, che invece rimane in vigore in quanto le informazioni a disposizione suggeriscono che è ancora presto per togliere le misure restrittive. Gove lo ha spiegato in un’intervista alla Bbc.
“Il governo – ha detto – prenderà decisioni ponderate” e sulla base delle indicazioni degli esperti. Il Regno nito lo scorso giovedì ha prorogato il lockdown di tre settimane.
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