Lunedì le scuole secondarie di secondo grado riapriranno con un minimo di 70% di alunni in presenza, mentre nelle zone rosse il minimo resta il 50%. Le aperture chieste da Draghi al 100% nelle zone gialle e arancioni sono saltate.
In conferenza Stato Regione, su richiesta delle Regioni e con la mediazione della ministra Maria Stella Gelmini, si era arrivati ad un minimo del 60% nelle scuole secondarie di secondo grado nelle zone gialle e arancioni, ma nell’articolato del decreto legge, licenziato mercoledì dal Consiglio dei Ministri, l’asticella è risalita di nuovo al 70%.
Insomma un negoziato lungo e faticoso e a quanto pare non ancora del tutto concluso.
Ieri infatti le Regioni hanno vivamente protestato con il Governo in quanto il testo del DL non ha rispettato l’accordo del 60% preso il giorno prima in Conferenza Stato Regioni.
Forti sono state le proteste di Zaia, Fedriga, Emiliano e di altri governatori, così ora si potrebbe arrivare alla possibilità di derogare, quindi regioni ed enti locali potrebbero abbassare il limite minimo del 70% fino al 50%.
Lunedì 26 tornerà, in classe tra mille disagi soprattutto per i protocolli legati ai nuovi regimi di quarantena entrati in vigore per far fronte alla variante inglese, e per i tanti docenti assenti perché dichiarati fragili, il 90% della popolazione scolastica italiana, con le scuole dell’infanzia, delle primarie e secondarie di primo grado al 100% in presenza nelle zone gialle, arancioni e rosse e con le scuole superiori nelle zone gialle e arancioni in presenza da un minimo del 70% a un massimo al 100%, mentre nelle zone rosse i limiti saranno dal 50% al 75%.
Intanto si avvicina la fine dell’anno scolastico, manca poco più di un mese e si prevede che gli scrutini, come per lo scorso anno, possano essere anticipati al 4 giugno, cioè, prima della fine delle lezioni, si resta in attesa dell’annuale Ordinanza Ministeriale.
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