Dovrebbe essere la settimana decisiva per le linee guida del Ministero per la riapertura scuole settembre: infatti, le ultime ipotesi sembrano andare nella direzione di banchi distanziati di almeno un metro, entrate e uscite scaglionate, classi divise in gruppi e l’utilizzo di palestre e aule di laboratorio.
C’è anche l’idea secondo la quale, prima di tornare a scuola a settembre, tutto il personale scolastico – docenti, Ata e dirigenti – dovranno sottoporsi ad uno screening sanitario per verificare lo stato della salute.
Mentre si attendono queste indicazioni, in realtà c’è anche un altro tema correlato alla riapertura delle scuole a settembre: con la divisione probabile delle classi per gruppi, sarà necessario trovare nuovi spazi alternativi per svolgere le lezioni.
Il punto di partenza, sappiamo, è quello di edifici scolastici piuttosto vecchi: secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, per risolvere le criticità maggiori, che dovrebbero essere concentrate in un 20-25% delle scuole superiori dei grandi centri, si punterà sui patti di comunità e sull’autonomia delle scuole in modo da usare le risorse del territorio. L’idea è quella non solo di trovare altro spazio fisico per le lezioni ma anche di innovare la didattica. Su questo sia il ministero che gli enti locali hanno avviato una ricognizione degli spazi riconvertibili a cominciare dalle scuole dismesse per il dimensionamento. Ma non sarà facile.
Restano ancora in piedi le ipotesi lezioni nei teatri o cinema dismessi, ma nelle ultime settimane si cerca appunto di andare oltre. Non mancano i dubbi in merito a queste operazioni: la ricerca di spazi alternativi per svolgere le lezioni, soprattutto al di fuori degli edifici scolastici, comporterebbe una ricognizione precisa anche delle difficoltà di realizzazione. Ad esempio: se si dovesse andare a fare lezione in un teatro dismesso, sarà necessario verificare le condizioni strutturali e di sicurezza di quell’edificio dismesso. E se dovessero servire lavori di messa in sicurezza, va da sé che la scelta diventerebbe molto onerosa.
C’è sicuramente da considerare l’investimento di 330 milioni di euro per l’edilizia scolastica: con questi soldi si procede con il finanziamento di interventi urgenti di adeguamento e adattamento degli edifici e degli spazi e delle aule didattiche per il contenimento del rischio sanitario da COVID-19. E’ chiaro che bisogna verificare caso per caso se questi interventi saranno funzionali ad ogni singola realtà.
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