Come tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori della scuola? Ce lo spiegano le linee operative ministeriali, che distinguono tra test sierologici e tamponi. Cosa sono e come funzionano? Dato che se ne parla parecchio in funzione della ripartura delle scuole, è bene fare chiarezza.
Il tampone è uno dei principali strumenti non solo di gestione clinica del paziente, ma soprattutto di controllo della pandemia, permettendo l’individuazione del soggetto infetto e dunque il successivo isolamento sociale, a vantaggio della comunità. Insomma, tampone significa eventuale messa in quarantena, anche per quegli individui asintomatici che non pensavano di essere portatori del virus.
I test sierologici, invece, servono a individuare un’infezione già avvenuta, ovvero a monitorare l’andamento e la circolazione del virus nella popolazione, specie quella che non ha presentato sintomi. In altre parole il test sierologico non serve al controllo dei focolai. Non subito, perlomeno, ma è pur sempre propedeutico al successivo eventuale tampone, qualora il test rivelasse che la persona in questione presenta gli anticorpi al virus. Il test sierologico, cioè, è un pretest, utile laddove successivamente il soggetto venga eventualmente sottoposto al tampone.
E dunque, cosa si chiede ai docenti e al personale Ata? Di sottoporsi spontaneamente al pretest, il test sierologico, per poi rendersi disponibili al tampone nell’ipotesi che il test riveli gli anticorpi al Covid19. Ma quanti docenti e Ata accetteranno di farlo? I numeri non sempre sono incoraggianti.
Sull’argomento segnaliamo l’articolo al link: https://www.tecnicadellascuola.it/test-sierologici-il-30-del-personale-ha-rifiutato-ma-i-ripensamenti-potrebbero-intasare-il-sistema
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