L’analisi dei problemi legati alla riapertura delle scuole che fa l’Andis (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici) è impietosa ma tutto sommato molto realistica.
I punti di criticità, secondo l’Andis, sono almeno 7.
Si inizia con il distanziamento
“Da alcuni giorni – scrive l’Andis – i dirigenti scolastici si affannano a calcolare, con il supporto degli RSPP e dei tecnici degli Enti proprietari, la capienza delle aule e le superfici da prevedere per le vie di fuga, ma nessuno di loro rimane convinto della correttezza del parametro utilizzato. La perplessità più importante riguarda il calcolo dello ‘spazio di movimento’ più volte richiamato dal CTS nel documento del 28 maggio”.
La confusione nasce dal fatto che i diversi soggetti utilizzano modalità di calcolo diverse partendo da presupposti diversi e proprio per questo l’Andis chiede un chiarimento urgente da parte del Ministero.
Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro del personale docente e ATA i dirigenti scolastici fanno osservare che, nel caso si dovesse prevedere lo svolgimento dell’attività di docenza in modalità “mista” (in presenza e a distanza), sarebbe indispensabile l’attivazione a livello centrale di una trattativa o di un confronto con la parte sindacale.
Sul tema degli organici dei docenti, l’Andis sottolinea che “non è possibile strutturare alcun piano di rientro credibile e concretamente applicabile se non si conoscono esattamente le risorse, sulle quali ciascuna scuola può contare, non solo in termini di strutture e di strumenti per renderle accoglienti e sicure ma, soprattutto, in relazione al personale docente aggiuntivo”.
A questo si aggiunge il fatto che non c’è ancora nessuna certezza sul reale funzionamento delle nuove graduatorie provinciali già a partire da settembre.
Sempre a proposito di organici c’è anche la questione del personale Ata che, in vista di un prevedibile ampliamento del tempo di apertura delle scuole dovrebbe essere aumentato almeno in via temporanea
Senza trascurare il tema della “sorveglianza sanitaria”: “Il Protocollo di regolamentazione firmato il 14 marzo dalle parti sociali e inserito come allegato 12 nel DPCM 17 maggio 2020 – scrive l’Andis – assegna al Medico Competente il ruolo di segnalare al datore di lavoro eventuali fragilità ed eventuali patologie attuali o pregresse, per definire l’idoneità del lavoratore alla mansione” ma su questo non esistono indicazioni operative.
Il sesto problema nasce dalla prescrizione del CTS secondo la quale “chiunque ha sintomatologia respiratoria o temperatura corporea superiore a 37.5°C dovrà restare a casa”.
“E’ facilmente intuibile che nei prossimi mesi autunnali e invernali potremmo trovarci di fronte ad un incremento delle assenze temporanee. Occorre considerare che la scuola non può gestire le assenze con le modalità ordinarie previste dal Regolamento per la sostituzione dei docenti assenti, che chiaramente non assicurano una copertura immediata nell’esercizio della vigilanza e del rispetto delle norme di sicurezza degli alunni e anche in questo caso, si tratta di emanare indicazioni derogatorie del regolamento per le supplenze”.
Per concludere, c’è “il protocollo da seguire in caso di contagio a scuola: chi allontanare, cosa chiudere, che tipo di quarantena, quali modalità di rientro, quali misure sanitarie per alunni e personale. Il tracciamento e il trattamento dei contagi non possono essere improvvisati o lasciati in gestione alle scuole e alle famiglie, né possono essere diversi da regione a regione, lasciati quindi alla capacità organizzativa e gestionale dei singoli territori”.
Vedremo se nei prossimi giorni il Ministero riuscirà a dare risposta agli interrogativi dell’Andis che ci sembrano di assoluto buon senso e niente affatto peregrini.
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