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Riapertura scuole, un milione di alunni rimarranno a piedi: impossibile aumentare le corse

A causa delle regole di distanziamento da mantenere anche sui mezzi di trasporto, a settembre almeno un milione di studenti, in prevalenza delle scuole superiori, rischia di non potere raggiungere la propria scuola: la stima è stata fatta da Andrea Gibelli, il presidente di Asstra, l’associazione che riunisce le aziende di trasporto pubblico locale. Il problema, ha spiegato, è che in vista del ritorno a scuola di oltre otto milioni di studenti, servirebbero delle regole, ma soprattutto più tempo per l’acquisto di nuovi mezzi: solo in questo modo si potrebbe rispondere in modo serio ad una rimodulazione e differenziazione degli orari nelle città e nei territori.

Tra il 25% e il 35% non potrà salire a bordo

Interpellato dall’Ansa, Gibelli ha dichiarato che “se la domanda cresce all’85 % nell’ora di punta rispetto al precovid e la capienza massima è del 50/60% potrebbe rimanere a piedi il 35/25 per cento degli studenti. Ovviamente non sono gli unici che restano a piedi”.

“Con le regole attuali abbiamo ora saturato la capacità di carico”, dice Gibelli. I passeggeri erano nel passato 16 milioni e si sono ridotti a 1,6 milioni durante il lockdown, per poi tornare ai livelli attuali di 7-8,5 milioni di passeggeri. E risulterà pesto impossibile in base alle norme trasportarne di più.

Non è un problema di fondi, ma di tempo

“Immaginate il danno, di reputazione e per il disservizio fatto, che ci sarà – aggiunge – se bisogna chiudere una stazione di una metro o se l’autobus passa ma per le regole di riempimento salta una fermata. La gente si arrabbierà?”.

Secondo il presidente dell’Asstra non è nemmeno un problema di fondi pubblici per acquistare nuovi trasporti e incentivare le corse: “I mezzi sono finiti e anche se arrivassero ingenti finanziamenti in questo momento – spiega – ci vorrebbero 22 mesi per realizzare un vagone ferroviario e 3-5 mesi per mettere un nuovo bus in strada”.

L’unica soluzione: lo smart working

L’unica strada percorribile, ha spiegato, è qualla indicata già nel documento dello scorso aprile, di un ripensamento dell’organizzazione dei territori, che non passa solo per la scuola.

“Il primo passo è lo smart working, l’emergenza Covid ha fatto ripensare l’organizzazione di molte grandi aziende. Che stanno rivedendo la presenza negli uffici, cancellando postazioni. Bisogna favorire lo smart working. Poi bisogna diversificare gli orari di avvio delle attività scolastiche, universitarie, lavorative, produttive”.

“Questo consentirebbe di evitare le ore di punta e di rendere più fluida la mobilità nell’arco delle ore della giornata”.

Se la proposta fosse stata approvata si sarebbe potuto “evitare l’incremento dei fattori produttivi (personali e mezzi) necessari per garantire la maggiori frequenze che sarebbero richieste negli orari di punta”.

Poco tempo a disposizione

Le aziende di trasporto pubblico locale hanno iniziato a programmare la ripartenza già ad aprile, in un documento che indicava le modalità per affrontare e risolvere i principali problemi. E in questo periodo l’interlocuzione con il ministero dei trasporti, le regioni e gli enti locali è stata costante, anche se l’ultimo incontro vero e proprio risale al primo luglio. “Abbiamo due piattaforme, una con il Mit e l’altra tra tutte la aziende di trasporto – afferma Gibelli – sulle quali ci scambiamo informazioni in tempo reale. Nell’ultimo incontro del primo luglio avevamo chiesto regole certe in anticipo e ora aspettiamo il confronto tra governo e regioni, che si terrà domani, per capire. Ma certo a 10 giorni dall’avvio della scuola…”

Penalizzati i grandi centri

Le aziende di trasporto pubblico comunque “faranno la loro parte e si adatteranno alle domanda”, risponde ancora Gibelli all’agenzia di stampa.

Ma non tutte dovranno affrontare la stessa situazione. Un esempio? “A Camerino gli studenti fanno raddoppiare la popolazione – afferma – Appare chiaro che l’impatto dell’avvio di scuola e università è diverso rispetto a Roma, che ha 4,5 milioni di abitanti, ma anche di Milano che a 1,3 milioni di abitanti ma sulla quale insistono 4,5 milioni di persone che arrivano in città dalle aree circostanti”.

Alessandro Giuliani

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