Al Presidente di Regione Lombardia
Attilio Fontana
Nella giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (20 novembre) scriviamo il nostro accorato appello alle Istituzioni Regionali per la riapertura delle scuole.
Lo facciamo nella veste istituzionale di sindaci, ma anche da docenti, preoccupati per l’impatto devastante della DAD sull’educazione, sugli apprendimenti e sulla socialità di bambini e adolescenti.
Dobbiamo oggi confrontarci con una grave emergenza sanitaria ed economica, la peggiore dal dopoguerra, che sta investendo ogni aspetto della vita delle nostre comunità, compresa quella scolastica.
La Lombardia è stata la prima regione all’inizio della pandemia nello scorso febbraio a dover interrompere la didattica in presenza, conseguenza inevitabile dovuta alla necessità di contenere i numeri dei contagi in una situazione fino ad allora sconosciuta e mai affrontata prima. A ottobre abbiamo assistito al crescere della seconda ondata dei contagi con una sostanziale differenza: le Istituzioni più avvedute e tutta la comunità scolastica hanno lavorato incessantemente, collaborando con il Governo, a mettere in sicurezza gli ambienti scolastici che rimangono ad oggi tra i luoghi più sicuri e non costituiscono fattori determinanti per la diffusione del contagio, soprattutto con riferimento alla scuola secondaria di primo grado. Questo fatto è confermato dai dati dei contagi: i rari casi di studenti positivi al covid hanno contratto il virus da contatti avuti all’esterno delle comunità scolastiche.
La Didattica a distanza lo scorso anno ha portato molti politici e amministratori locali a considerare questo strumento perfettamente equiparabile alla didattica in presenza, motivo per il quale le istituzioni scolastiche sono passate dall’essere dei presidi costituzionali a meri servizi a domanda individuale, da poter chiudere a proprio piacimento in subordine a tutti gli altri settori.
Questo pericolosa sopravvalutazione della didattica a distanza porta con sé un ulteriore enorme rischio: ridurre l’atto dell’insegnamento ad una mera trasmissione di saperi nozionistica, scollegato dal reale e privo di significati propri per gli studenti. La didattica a distanza ha purtroppo soppresso tutte le metodologie didattiche attive dove lo studente viene posto al centro del proprio processo di apprendimento facendo propri i saperi acquisiti e utilizzandoli per la propria crescita umana e sociale, in questo modo diventano cittadini attivi e contribuiscono alla crescita di tutta la collettività. La didattica laboratoriale, difficilmente percorribile lontano dalle aule scolastiche, ha sempre costituito per molti alunni, soprattutto i più fragili (disturbi specifici dell’apprendimento, svantaggi socio-economico e alunni con disabilità intellettiva o fisica) un valido supporto al proprio apprendimento e motivo di inclusione nel gruppo classe, creando un ambiente dove tutti compartecipano alla costruzione della propria conoscenza sfruttando le proprie peculiarità e le proprie doti.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è l’aumento del divario che questa modalità di fare scuola ha portato e porterà ai minori che vivono quotidianamente in condizioni di povertà educativa ed abitativa, e che magari sono costretti a convivere nella stessa stanza con i famigliari durante le videolezioni. Nella peggiore delle ipotesi, e non è raro, non si possono collegare a causa della condivisione dello stesso device con i fratelli, della totale assenza di pc o della connettività.
Un ultimo, ma non secondario aspetto, è il devastante impatto psicologico che la privazione della dimensione ludica, sociale, ricreativa e sportiva che convivevano in ambito scolastico avrà in adolescenti e ragazzi. All’interno delle aule scolastiche si ha lo sviluppo della personalità dei più giovani e la loro crescita emotiva e psico-fisica oltre a quella culturale.
Chiediamo pertanto che si ritorni a porre al centro della discussione politica i temi dell’educazione e dell’istruzione così da garantire la piena tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. E’ necessario mettere in atto il più rapidamente possibile il rientro a scuola dei ragazzi almeno della secondaria di primo grado e, risolvendo il problema del trasporto, anche della secondaria di secondo grado.
Albert Einstein sosteneva che “a volte si vede nella scuola semplicemente lo strumento per tramandare una certa quantità di conoscenze alle nuove generazioni. Ma questo non è esatto. La conoscenza fine a se stessa è cosa morta. La scuola serve a vivere.” Da insegnanti e da sindaci, condividiamo pienamente. In sicurezza, riapriamo le scuole!
Alex Severgnini – Sindaco di Capergnanica (Cr)
Pietro Fiori – Sindaco di Castelleone (Cr)
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