L’attenzione dei mass media sulla scuola torna ad appiattirsi su temi inappropriati. Nel bel mezzo della seconda ondata di contagi, con 600-700 decessi al giorno e un numero di individui contagiati che oscilla tra i 22 mila e i 40 mila ogni ventiquattr’ore, non si fa altro che parlare di rientro in classe di circa 2,5 milioni di studenti delle scuole secondarie, più tutti quelli della seconda e terza media delle scuole cosiddette rosse. E anche di quelle regioni o di quei comuni dove le giunte locali hanno optato per la chiusura forzata pure delle classi (inferiori) non previste dal Dpcm del 3 novembre scorso.
Ora, è vero che a breve verrà pubblicato un Dpcm ulteriore, che potrebbe prevedere uno slittamento di quel 3 dicembre che ad oggi risulta l’ultimo giorno della DaD. Ma anziché concentrarsi su cosa fare per accogliere gli alunni in condizioni migliori di quelle di settembre, sembra che l’unico problema da risolvere sia diventato quello di abbandonare la DaD per far tornare tutti in aula.
Intendiamoci, la didattica in presenza non è nemmeno paragonabile, per spessore formativo e rapporto che si crea tra docenti e discenti, a quella che si riesce ad allestire con fatica con gli studenti a casa: anche la piattaforma più interattiva ed efficace, infatti, non riuscirà mai e poi mai a sostituirsi al rapporto face to face.
Solo che ridurre tutto a questo appare troppo bello per essere vero. Tanto per cominciare, come si recheranno gli studenti delle superiori a scuola? La risposta, purtroppo, è semplice: come hanno fatto per un mese e mezzo, anche accalcati come accadeva prima del Covid-19. Soprattutto nei grandi centri, come Roma, Milano, Napoli e Palermo.
Viene poi da chiedersi se le classi saranno le stesse che hanno ospitato gli studenti sino alla terza decade di ottobre, quando è scattato il ‘tutti a casa’. Perché in tal caso, dobbiamo anche aspettarci classi da più di 25 alunni in meno di 50 metri quadri.
E allora, il punto diventa: perché si pretende di rientrare a scuola, se poi non è cambiato nulla (visto che i fondi previsti dalla Legge di Stabilità 2021 sono ancora al vaglio delle commissioni della Camera) e quindi se lo spostamento degli alunni potrebbe diventare causa dell’allargamento dei contagiati?
Invece di fare un improbabile paragone tra i banchi (ormai quasi tutto monoposto) di scuola e gli attacchi degli sci, perché non ci si concentra ora su come organizzarsi per evitare gli assembramenti di settembre e soprattutto di ottobre?
Delle corse maggiorate di bus, metro e pullman. Ma anche delle classi ridotte, se non dimezzate, e dei locali aggiuntivi da mettere a disposizione delle scuole (non si era parlato anche di tensostrutture allestite in tempo record dalla Protezione Civile?) per accogliere parte delle classi numerose, non si parla affatto.
La domanda, allora, è presto fatta: conta più la salute o la data del rientro in classe? I politici non sembrano avere dubbi: vanno salvaguardate entrambe.
“Dobbiamo garantire la salute di tutti – ha detto Nicola Fratoianni, portavoce nazionale di Sinistra Italiana – e mi si faccia dire una cosa in più: io non vorrei che il dibattito politico e mediatico si concentrasse moltissimo sulle piste da sci e magari tralasciando ancora troppo a lungo la scuola, che è stata chiusa rapidamente, anche laddove non c’erano restrizioni particolari”.
“Le scuole – ha concluso – sono state le prime ad essere chiuse, mentre negozi ed attività lavorative rimanevano aperte ed oggi l’Inail ci parla del boom di contagi sul lavoro ad ottobre”.
Gli fa eco Dario Nardella, sindaco di Firenze: “Prima venga la scuola e poi venga tutto il resto: con questi numeri – ha detto il primo cittadino del capoluogo toscano – non possiamo permetterci superficialità, ma avere delle priorità”.
“Prima di funivie e seggiovie – ha proseguito – parliamo di teatri, di cinema e anche di musei. Prima viene la scuola secondo me, poi viene la cultura, poi ovviamente viene il divertimento. E’ vero che ci sono tante persone che lavorano nel mondo del divertimento, però noi per riaprire le discoteche quest’estate ci siamo ritrovati con la seconda ondata di Covid”.
Per mercoledì 25 novembre la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha convocato una riunione con i sindaci delle Città metropolitane: si parlerà di DaD e problemi di attuazione delle lezioni a distanza. Senza fare paragoni impropri con gli sport invernali.
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