Fra le proposte che si stanno facendo per affrontare il problema della ripresa delle lezioni a settembre c’è anche quella di realizzare a accordi e convenzioni con le scuole paritarie.
Ne parliamo con la deputata di Forza Italia Valentina Aprea, componente della Commissione Cultura della Camera.
Onorevole, questa è una proposta che voi state sostenendo. Ce ne vuole parlare?
Una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo dovrebbe portarci ad azzerare i vecchi schemi e i vecchi modi di pensare. In questo momento le priorità sono ben altre: si tratta di garantire il servizio scolastico a tutti, magari migliorandolo anche rispetto al periodo pre-Covid grazie al fatto che ci stiamo rendendo conto delle potenzialità che gli strumenti digitali ci offrono.
E quindi?
Non dobbiamo più pensare alle scuole come a delle caserme con delle rigidità sia nella organizzazione che nei risultati.
Se devono prevalere la personalizzazione, l’uguaglianza e soprattutto la competenza noi dobbiamo avvalerci di tutto ciò che i territori sono in grado di offrirci.
Nel concreto cosa significa?
La Ministra sta dicendo che mancano spazi per un buon 15% degli studenti (per la verità io penso che la percentuale sia anche maggiore); ma allora perché non pensare anche agli spazi e alle strutture che le scuole paritarie potrebbero mettere a disposizione?
Forza Italia è stata la prima forza politica a dare questo suggerimento al Governo, poi si sono aggiunti anche altri e questo non può che farci piacere.
E adesso c’è anche il consenso della Cism (Conferenza Italiana Superiori Maggiori» degli Istituti Religiosi) per mettere a disposizione delle scuola statale spazi e strutture degli istituti paritari.
C’è chi parla di fare scuola nei musei o nei teatri. Lei cosa ne pensa?
Un ambiente educativo è tale perché ha delle caratteristiche particolari. Ora un conto è svolgere un progetto di carattere culturale presso un museo, un teatro o una biblioteca. Altra questione è trasferire l’attività scolastica in una struttura di questo tipo. Non si può pensare che un teatro smetta di fare le proprie attività solo perché le scuole hanno bisogno di spazi; senza dimenticare che comunque una operazione del genere avrebbe un costo; e poi ci sarebbero problemi assicurativi, di trasporto o legati alla normativa sulla sicurezza. I piccoli Comuni, in ogni caso, non hanno risorse di questo genere
La Ministra sta parlando anche di ripristinare i 3mila edifici scolastici dismessi negli ultimi anni
L’idea potrebbe anche essere tenuta in considerazione ma anche in questo caso ci sono molti problemi da affrontare: ci sono questioni legate sia ai costi sia ai tempi; mi sembra proprio che pensare di rimettere in funzione edifici dismessi di qui a settembre sia davvero improponibile. Cosa diversa è l’idea di aggiornare e rivedere gli arredi scolastici che spesso sono vecchi di decenni; ma per una operazione del genere bisogna partire subito anche perché non sarà facile reperire sul mercato il materiale da acquistare
In conclusione cosa si può fare?
Francamente credo che si dovrebbe davvero mettere da parte questioni di carattere ideologico e pensare a patti territoriali che consentano alla scuola statale e a quella paritaria di colloquiare per fornire un servizio adeguato a tutti gli studenti.
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