Se per un verso le organizzazioni sindacali della Sicilia, Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola, esprimono “forti perplessità sulle condizioni di sicurezza delle 831 istituzioni scolastiche siciliane”, per altro verso la politica segue il vento della propria battaglia, mentre il sindacato si sente escluso dalle decisioni del Governo.
Dagli scranni del Movimento 5 Stelle, la senatrice Bianca Laura Granato, capogruppo del Movimento 5 Stelle nella Commissione Istruzione e Cultura di Palazzo Madama, scrive: “Basta scuse, riaprire secondo i programmi il 7 gennaio. Dopo 8 mesi dal primo lockdown e infiniti accordi in conferenza stato-regione, sentire ancora parlare di ipotesi di rinvio è veramente inconcepibile”.
Sulla stessa posizione il deputato M5S della commissione Bilancio Luigi Gallo: “i temporeggiamenti sulla riapertura delle scuole, che tuttavia i dati dimostrano essere luoghi a basso rischio per quanto riguarda i contagi”, non sono tollerabili, considerato pure che ”Se l’Europa ci chiede di investire di più sull’istruzione e sulla formazione dei nostri giovani, come possiamo rispettare l’impegno continuando a tenere gli alunni a casa?”.
Stessa presa diposizione da parte del pentastellato Vittoria Casa, Presidente Commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera e componente della Commissione bicamerale per l’Infanzia: “La riapertura della scuola è urgenza nazionale. Mi auguro che il prossimo 7 gennaio, in totale sicurezza e rispettando le regole, la scuola italiana riapra”.
E come se non bastasse, c’è pure un comunicato stampa degli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione istruzione al Senato, che appare lapidario: “Riaprire le scuole il 7 gennaio e le Regioni che non lo faranno si assumano le proprie responsabilità”. “Continuare a tergiversare sulla data di riapertura degli istituti scolastici, procrastinando il rientro dei nostri studenti, come stanno facendo molti presidente di regione, dopo accordi ben precisi sui tracciamenti e sul TPL assunti a dicembre non è più accettabile”. Fare slittare questa data “per l’incapacità di qualcuno non è più ammissibile”.
Con tutti loro anche il senatore ed ex ministro Danilo Toninelli: “L’atteggiamento di quelle Regioni che si rifiutano di riaprire le scuole come concordato con il governo è intollerabile. Dimostra che alcuni governatori, evidentemente, non hanno fatto abbastanza per garantire ai loro studenti il diritto costituzionale allo studio”.
Agli esponenti 5 Stelle risponde, con un comunicato, la deputata di Fratelli d’Italia Carmela Ella Bucalo responsabile scuola del dipartimento istruzione: “Fratelli d’Italia ha più volte ribadito la necessità di riaprire la scuola in sicurezza ma è altrettanto evidente che da questo orecchio gli esponenti di governo non ci sentono. Per il ministro Azzolina l’attività didattica in presenza per il 50% della popolazione studentesca, risolverà il problema. È assurdo! Oggi a tre giorni dalla riapertura, diversi presidenti di regione stanno predisponendo ordinanze per posticipare l’ingresso degli studenti. L’ennesimo schiaffo per un ministro giunto oramai al capolinea”.
Più articolata invece la posizione del Segretario nazionale PSI, Enzo Maraio, e del Referente nazionale PSI scuola,università e ricerca Luca Fantò: “Nell’istruzione pubblica siamo all’anarchia”, ogni Regione fa secondo il proprio colore politico più che per le effettive necessità: “Se qualcuno aveva bisogno dell’ulteriore dimostrazione del caos che genererebbe l’autonomia regionale, specie nel campo dell’Istruzione pubblica, ora dovrebbe averne a sufficienza. Di certo il Ministero dell’Istruzione sta dimostrando la propria debolezza e su questo il Governo dovrebbe aprire una riflessione. Noi socialisti crediamo necessario che si riprenda in mano il titolo V della Costituzione per dare forma certa ai rapporti tra Stato e Regioni”.
E veniamo ai sindacati e alla loro posizione relativamente sempre alla riapertura delle scuole superiore prevista pere il 7 gennaio.
Iniziamo con la Gilda, attraverso le dichiarazioni di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale: “Senza sicurezza no al ritorno in classe il 7 gennaio. Riteniamo che rappresenti un azzardo”. “Ma, data la situazione attuale, non è affatto peregrino il rischio di riaprire le scuole il 7 gennaio e di doverle richiudere dopo pochi giorni”.
Anche il sindacato Cub Scuola è contro la riapertura delle scuole superiori: “No alla riapertura delle scuole superiori in queste condizioni. La decisione del Governo e del Ministero dell’Istruzione di riaprire le scuole superiori è irresponsabile. È facile riscuotere consenso assecondando il comprensibile desiderio degli studenti, dei loro genitori e degli insegnanti di “tornare alla normalità”: se quella normalità non esiste, il rischio concreto è di tradurre questi desideri in nuove tragedie”. E lancia pure una “petizione per proseguire con la didattica a distanza anche a gennaio http://chng.it/rYGFj9mJ.
Anche l’Usb, Unione Sindacale di Base, declina la stessa posizione: “Noi pensiamo che il dibattito sull’apertura/non apertura delle scuole sia una enorme mistificazione! Un modo per non affrontare il problema. Tornare a scuola in sicurezza significa principalmente tre cose: potenziare i trasporti attraverso un maggior numero di corse; realizzare un sistema di screening settimanale nelle scuole, avviando un tracciamento efficace dei contagi; diminuire da subito il numero degli alunni per classe”. E conclude con una provocazione: “chiudiamo tutto e lasciamo aperte solo le scuole! Lockdown nazionale del profitto e apertura solo dei luoghi dei saperi e della conoscenza. Reddito garantito per tutti i lavoratori e utilizzo dei luoghi di lavoro per fare scuola!”
E in ultimo la Cgil nazionale e Flc-Cgil: “ La Riapertura deve essere in presenza e in sicurezza”, chiosando: ”Chiediamo la convocazione immediata di un Tavolo Nazionale, prima del 7 Gennaio 2021, che permetta l’individuazione delle problematiche di sistema e metta in condizioni i territori e le scuole di dare le risposte più adeguate, anche in termini di tempistica, ai fini della necessaria riapertura. Il Governo è in ritardo su tutta una serie di provvedimenti di cui si deve assumere la responsabilità”. “L’Esecutivo ha il dovere di dirci se e quanto la scuola in presenza ha contribuito ai contagi”.
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