Roberto Ricci, presidente dell’Istituto INVALSI, in occasione del webinar La ripartenza della scuola, sfida da vincere per il futuro (organizzato dall’Osservatorio Economico e Sociale Riparte l’Italia) è intervenuto ancora una volta sugli esiti delle rilevazioni degli apprendimenti nell’anno scolastico appena trascorso: “Laddove nel tempo si erano accumulate situazioni di debolezza, disagio e difficoltà, gli effetti della pandemia sono stati più pesanti, proprio perché l’interruzione della scuola in presenza ha prodotto effetti negativi più consistenti”.
Come più volte ha ribadito, insomma, la pandemia ha solo accentuato delle criticità preesistenti.
Una riflessione, la sua, che si sofferma su due estremi della popolazione scolastica: “Da un lato, soprattutto nella scuola secondaria di primo e secondo grado, sono inaccettabilmente troppo alte le quote di studenti che non raggiungono nemmeno le soglie di accettabilità. Dall’altro lato sono troppo pochi gli studenti che hanno degli ottimi risultati. E la pandemia ha ridotto la quota di questi studenti soprattutto tra coloro che provenivano da situazioni più difficili”.
E osserva: “Un ragazzo che dopo 13 anni di scuola non ha raggiunto quello che noi chiamiamo il livello minimo è per esempio un ragazzo che in quattro o cinque righe di un testo, se le informazioni che vengono date nel testo sono più distanti di due righe, non riesce a metterle insieme. Attenzione, non informazioni da intuire, bensì informazioni che vengono già date. Oppure ragazzi che non sono in grado di ricostruire la successione temporale logica di un periodo, di una frase o un paio di frasi. Per esempio i giocatori decidono di dare avvio alla partita dopo essersi assicurati di essere in 22. Qual è la successione temporale di queste azioni? Questi studenti fanno fatica a capire che il dopo essersi assicurati di essere in 22, anche se viene detto alla fine della frase, non è l’ultima azione compiuta, ma è logicamente la prima. Parliamo di cose veramente basilari”.
Le conclusioni cui giunge: “Se abbiamo troppi allievi troppo deboli e troppo pochi allievi bravi potremo avere tutte le risorse del mondo, ma non avremo le persone in grado di farle fruttare”.
Serve quindi ripartire dalle basi: “Molte delle cose che facciamo devono essere orientate a raggiungere quei traguardi. Lo studente va veramente messo al centro, stando molto attenti alle differenze che si vengono a creare a volte indotte anche senza volerlo”.
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