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Ricerca, servono 3 miliardi in 7 anni

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Serve un rifinanziamento pubblico per la ricerca, pari a 3 miliardi in 7 anni: la richiesta, contenuta in una Risoluzione sul cambio di governance del sistema nazionale degli enti, è stata licenziata all’unanimità dalla VII Commissione del Senato e presentata il 9 ottobre al ministro per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, Stefania Giannini.

”La ricerca ha un ruolo fondamentale nel rispondere alle grandi sfide, dalle catastrofi ambientali alle malattie”, ha detto il relatore della Risoluzione, il senatore Fabrizio Bocchino (Italia Lavori In Corso, Ilic). ”La ricerca pubblica esce, finalmente, dal cono d’ombra in cui è stata relegata negli ultimi anni”, ha aggiunto. Obiettivo del finanziamento, si legge nel documento è ”passare dall’attuale 0,52% allo 0,7% nel 2020”.

Il senatore di Ilic, però, insiste anche su un altro aspetto centrale della risoluzione: quello dello snellimento delle procedure di assunzione: “I precari della ricerca sono in proporzione di più rispetto a quelli di altri settori della Pa. Su 22mila tra ricercatori, tecnici e amministrativi, la sacca del precariato, infatti, si aggira in media intorno al 50% – conclude Bocchino – Una soglia troppo alta che risulta intollerabile in un ambito chiave per l’economia e il futuro del Paese”.

Nella Risoluzione si propone, inoltre, di rifinanziare il Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (First) e di prevedere un unico Fondo ordinario per i 22 enti pubblici di ricerca, vigilati da otto ministeri. Il documento invita inoltre il governo a ”definire una politica unitaria della ricerca che sia realmente coordinata con le altre politiche nazionali, una governance del Sistema nazionale della ricerca che superi la distinzione fra gli enti vigilati dal Miur e quelli vigilati da altri ministeri”.

Il documento propone, infine, di abolire ”ogni limite sul turnover già dal 2015” e di introdurre negli enti pubblici di ricerca ”procedure di reclutamento basate su criteri di qualità scientifica”. Si invita poi il governo a ”prevedere un piano straordinario di assunzioni negli enti pubblici di ricerca” e si propone di ”sviluppare una cornice comune per i ricercatori e i tecnologi degli enti pubblici di ricerca, definita da solidi principi di stato giuridico, che consenta l’effettiva circolarità tra gli enti, con le università e con le istituzioni di ricerca nazionali e internazionali”.