I figli hanno sempre avuto una istruzione superiore rispetto ai loro genitori nel corso della storia americana, addirittura la generazione nata dopo la seconda guerra mondiale, tra il 1956 e il 1965, poteva vantare un livello di cultura valutabile a due anni in più di istruzione rispetto ai padri, come se avessero cioè frequentato due anni in più di università.
Gli attuali trentenni invece, quelli cioè nati nei primi anni ottanta, risultano con un livello di istruzione pari a solo otto mesi in più rispetto ai loro padri, il che dimostra come il progredire dell’istruzione sia andato rallentando negli anni, nonostante il proliferare di mezzi di comunicazione e relazioni culturale.
Il risultato dello studio, illustrato dal Wall Street Journal, denuncia che il fenomeno ha ampie ramificazioni in tutto il mercato del lavoro americano e soprattutto può portare a gravi conseguenze per le future generazioni.
“Un minore numero di cittadini statunitensi colti – dicono gli economisti – può far si’ che gli Usa non riescano a mantenere livelli salariali elevati e quindi alti standard di vita nel contesto competitivo globale”.
“La ricchezza delle Nazioni non e’ piu’ nelle risorse energetiche e nei beni produttivi, ma è nel capitale umano”, sostengono i ricercatori.
Il depauperamento dei livelli di istruzione sarebbe determinato dal costo delle tasse universitarie costantemente in aumento, ma anche dal crescente scetticismo degli americani sulla possibilità che una laurea si traduca in un lavoro ben pagato.
E a confermare i pensieri negativi dei cittadini statunitensi sono alcune recenti ricerche, secondo cui la metà dei giovani che escono dalle università triennali sono disoccupati o non in grado di trovare un impiego adeguato alle loro conoscenze e competenze.
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