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Ricetta Renzi su #università è divisione tra atenei di serie A e di serie B?

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Oggi il Premier Renzi all’inaugurazione dell’anno accademico a Torino ha dichiarato che “rifiutare la logica del merito e della valutazione dentro l’università e pensare possano essere tutte uguali è antidemocratico, non solo antimeritocratico”.

Dichiarazioni chiare e preoccupanti quelle del Premier, parole che ricordano le stesse politiche della Gelmini, quelle politiche che l’università l’hanno distrutta e di cui oggi stiamo pagando le conseguenze.

Gianluca Scuccimarra Coordinatore dell’Unione degli Universitari dichiara “Le parole del Premier esprimono un’idea di università diametralmente opposta a quella della nostra Costituzione. Le nostre università dovrebbero essere luoghi accessibili a tutti, strumenti di ascesa sociale, motori culturali e di rilancio per il Paese tutto; chiunque dovrebbe poter essere messo nelle condizioni di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione a prescindere dalle proprie condizioni economiche di partenza e invece le barriere all’accesso sono ormai tali per cui poter proseguire gli studi sta divenendo impossibile per troppi e intanto abbiamo il numero di laureati più basso d’Europa.

Rispondiamo al Premier che antidemocratico e antimeritevole è un diritto allo studio inesistente, messo in ginocchio da anni di mala politica e sottofinanziamenti. Il merito e la valutazione di cui parla il Premier sono gli stessi attraverso i quali la Gelmini ha ucciso il nostro sistema Universitario: il vero merito e la vera valutazione dovrebbero far crescere le nostre università, renderle luoghi di sviluppo per la società tutta, non deprimerle e chiuderle in sé stesse”.

Conclude Scuccimarra “Antidemocratico e Antimeritevole è pensare che possano esistere Università di serie A e Università di serie B per chi non può permettersi le prime, aumentando di fatto solo le disuguaglianze. Parliamo di competizione globale? E allora lavoriamo per creare un sistema di diritto allo studio in grado di consentire alle persone di studiare, investiamo nella ricerca, creiamo nuovi ponti con il mondo del lavoro, solo così l’Università italiana potrà ritornare ad avere quel ruolo di motore propulsivo per lo sviluppo socio economico del Paese tutto. Se il Premier pensa davvero di poter ripensare l’università italiana a colpi di ideologie gelminiane, si sbaglia e ci troverà pronti a difendere quell’idea di università diversa che sia realmente inclusiva e per tutti”.