“L’unico vero e grande errore che possiamo commettere sulla riforma della scuola è non difenderla. Chi mi conosce sa che sono un cultore, a volte maniacale, del confronto, del dialogo e del rispetto. Quindi non sono insensibile a tutte le considerazioni e le critiche che ci vengono mosse su quel provvedimento. Ma sono profondamente convinto che questa “non riforma” è proprio cio’ di cui ha bisogno quella parte buona della scuola che forse è anche la più silenziosa. Anche se e’ maggioranza” . Lo scrive sul blog dell’Huffington Post Matteo Richetti, deputato del Partito Democratico.
“In questa maggioranza silenziosa, che abbiamo sbagliato a non chiamare a raccolta e a non chiedere esplicitamente di prendere forma oltre che ad incoraggiarci – ha detto- ci sono le famiglie che non ne possono piu’ di sentirsi dire “non ci posso fare nulla” quando si siedono di fronte ad un preside per segnalare un problema universalmente riconosciuto. Non ne possono più di avere come unico strumento il ricorso a lezioni private quando si trovano di fronte (poche volte a dire il vero, e per fortuna. Perché la maggior parte degli insegnanti fa bene il proprio dovere) a insegnanti che incrociano le braccia. E in questa parte silenziosa di scuola buona, ci sono gli insegnanti, tanti, la maggioranza, che per colpa di pochi salgono alle cronache per le poche ore di lavoro, i tre mesi di vacanza (mentre nessuno considera tutto il lavoro “sommerso”), la scarsa qualità dell’insegnamento”.
“Se nella scuola non si riaffermano capacità e merito, e quindi valutazione – ha concluso- le zone grigie non consentiranno il brillare di nessuno. Né dei ragazzi né degli insegnanti. Per questo non si deve arretrare. Migliorare senza rinnegare. Quando ci siamo candidati a cambiare il Pd e il Paese ci siamo riappropriati di parole con le quali la sinistra ha bisticciato per anni: merito, libertà, responsabilita’, autonomia. Nel provvedimento sulla scuola le abbiamo tradotte, piu’ di quanto non abbiamo fatto nella riforma del nostro Partito. Che fatica a valorizzare il merito, rafforzare l’autonomia delle proprie strutture, cambiare in profondita’ prassi e personale politico. Abbiamo visto cosa succede a non tenere coerentemente la barra su queste parole d’ordine. Si approvi con coraggio il provvedimento sulla scuola e si metta il Pd sui binari del coraggio senza tornare a vecchie logiche di conservazione e gestione del potere. L’operazione inversa sarebbe letale”.