I lettori ci scrivono

Riconoscere il lavoro svolto nelle scuole da collaboratori e figure di sistema

La complessità della scuola italiana si palesa nella sua quotidiana azione didattica, organizzativa e amministrativa.

Sappiamo bene che l’azione didattica è strettamente dipendente dalla qualità di quella organizzativa e amministrativa poiché da quest’ultime dipendono le scelte e le strategie da progettare e programmare per garantire il diritto allo studio e alla formazione degli alunni.

Nel vigente CCNL si riconosce il lavoro del docente sulla base della sua anzianità di servizio ma non la qualità del lavoro, gli incarichi aggiuntivi assunti necessari al funzionamento organizzativo e didattico, la formazione conseguita, il tempo dedicato.

Per questa importante mole di lavoro e di tempo si rimanda alla contrattazione di istituto nella quale Ds e RSU contrattano il riconoscimento economico del lavoro aggiuntivo dei docenti e che spesso si conclude con assegnazione di risorse talmente ingiuste e inadeguate da indurre a non accettare incarichi aggiuntivi nel successivo anno scolastico.

Si tratta di una arcaica scelta politico-sindacale che non guarda al lavoro e alla sua qualità ma alla ricerca di equilibri e di appiattimenti che discriminano di fatto le migliaia di risorse professionali impegnate nel portare avanti con il Ds il Ptof e il funzionamento di una scuola.

Siamo di fronte ad una inaccettabile ipocrisia di sistema che ben conosce la complessa realtà ma ne misconosce meriti e professionalità.

Per queste ragioni, Ancodis conduce da ormai cinque anni una battaglia di giustizia sul riconoscimento contrattuale del lavoro dei Collaboratori del Ds e di tutte le figure di sistema che – forti delle loro esperienze e competenze acquisite sul campo e grazie alla formazione specifica – consentono alla scuola di assolvere alla sua funzione pedagogica e di corrispondere a tutti gli oneri che il legislatore ha ritenuto di conferire, compresi quelli che ben conosciamo in questa emergenza pandemica.

Non possiamo più tollerare questa condizione: vogliamo il pieno diritto di esistenza, non vogliamo essere più “vittime sacrificali” di inique contrattazioni di istituto, chiediamo di avere dei riferimenti normativi chiari e definiti in un quadro giuridico oggi limitato al 165/2001 e al comma 83 della Legge 107/2001, auspichiamo una vera progressione di carriera che deve superare quella vigente per anzianità, consideriamo ineludibile la previsione di accesso alla carriera dirigenziale con moderni bandi concorsuali.

Il prossimo CCNL dovrà fare emergere questa verità che ancora molti vorrebbero nascondere se non negare!  

Rosolino Cicero
presidente Associazione nazionale collaboratori dei d.s.

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