La Corte di Cassazione, con ordinanza del giugno 2024, ha rigettato il ricorso proposto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito con il quale si chiedeva la riforma della sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello di Roma sul presupposto dell’errata ricostruzione di carriera a favore del personale scolastico. Lo riporta Uil Scuola.
Nella decisione, la Suprema Corte afferma che “le disposizioni che hanno stabilito il blocco delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici…sono disposizioni eccezionali e in quanto tale da interpretare in senso letterale in stretta aderenza con lo scopo loro assegnato di Contenimento delle spese in materia di impiego pubblico…la progressione in carriera va tenuta distinta dai suoi effetti economici”.
“Il blocco dettato da esigenze di contenimento della spesa pubblica deve riguardare solo gli effetti economici senza influire negativamente sulla carriera ai fini giuridici”.
Sulla questione si esprime con soddisfazione il segretario generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile: “Il riconoscimento giuridico dell’anno scolastico 2013 trova dunque conferma dalla Corte di cassazione con effetti positivi anche sulla progressione economica per tutto il personale della scuola”.
“La vicenda del riconoscimento del 2013 è una delle più gravi degli ultimi anni per il mondo della scuola” – ricorda D’Aprile – “come Federazione Uil Scuola Rua siamo sempre rimasti vigili proponendo sia soluzioni politiche che giudiziarie. Tale questione deve essere affrontata a livello contrattuale attraverso un’azione politico-sindacale che induca il Governo ad assumersi la responsabilità di reperire le risorse necessarie anche per recuperare le perdite stipendiali di questi anni”.
“In assenza di ciò – sottolinea il segretario – continueremo a perseguire azioni legali a tutela del personale. Questa rivendicazione non rappresenta soltanto il riconoscimento di un vantaggio economico, ma è il simbolo della nostra azione sindacale che va avanti con coraggio, senza timori, condizionamenti e senza paura di osare”, conclude.
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