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Impronte digitali, Giannelli (ANP) scrive a Di Maio e Salvini: “Ingiustificata umiliazione”

La posizione dell’ANP, associazione nazionale dirigenti e alte professionalità sul controllo dell’accesso attraverso il sistema biometrico previsto nel decreto concretezza per i dirigenti pubblici, appena passato alla Camera e in attesa di approvazione definitiva al Senato è chiara.

Secondo l’associazione guidata da Antonello Giannelli, il testo va emendato. Ed è proprio il Presidente Nazionale che con una lettera inviata in data 11 aprile 2019 all’On. Luigi Di Maio e al Sen. Matteo Salvini lancia un appello ai due esponenti politici affinché il DDL concretezza non preveda tale forma di controllo. La decisione di scrivere ai due, spiega Giannelli è dovuta al fatto che essi sono i responsabili dei partiti che costituiscono l’attuale maggioranza.

Le motivazioni di Giannelli  che stigmatizza la scelta mettendo in evidenza alcune contraddizioni, sono diverse.

Soffermandosi in particolare sui dirigenti scolastici, il Presidente Nazionale dell’ANP, rileva: “la disposizione finalizza il controllo alla verifica dell’accesso. Ma, poiché le norme antinfortunistiche equiparano i Presidi ai datori di lavoro sotto il profilo penale e li rendono garanti dell’incolumità di tutte le persone presenti negli ambienti scolastici, essi devono controllare l’accesso a tali ambienti da parte di chiunque. Si ripropone il paradosso del controllore che deve essere a sua volta sottoposto allo stesso controllo.

A ciò si aggiunga che molte scuole sono articolate in più sedi, distanti anche chilometri tra loro. Dovrebbero essere installati – si chiede Giannelli – rilevatori d’accesso in ogni sede? E a quali costi?”.

La lettera di Giannelli – pubblicata sul sito dell’ANP, sul conclude con la richiesta da parte del rappresentante dell’ANP a Di Maio e Salvini “di compiere un vero gesto politico: fate emendare il testo in discussione al Senato, eliminando quella misura inutilmente vessatoria nei confronti dei dirigenti pubblici, fedeli servitori dello Stato”.

Il testo della lettera

“Onorevoli Senatori, il decreto-concretezza ha giustamente esentato i docenti dall’obbligo di rilevazione delle impronte digitali certificanti l’avvenuto ingresso a scuola, ma mantiene questa disposizione, a dir poco grottesca, per i dirigenti scolastici. Non potendola, ragionevolmente, ascrivere ad una deprecabile improvvisazione dell’inscalfibile sua proponente – una Ministra della Repubblica stimata, e professionalmente quotata, donna di legge – , trattasi, con tutta evidenza, di uno spot elettorale da monetizzare nelle imminenti consultazioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Uno spot elettorale che asseconda l’immaginario collettivo di satrapi arroganti e incompetenti, nonché adusi a disertare sistematicamente l’ufficio, quindi abbisognevoli di essere costantemente tenuti sotto sorveglianza. E contenente una buona dose di ipocrisia, perché si sa già che il necessario previsto decreto ministeriale per rendere operante quest’autentica aberrazione – rimesso all’esclusivo potere del sinora silente MIUR e in assenza, pare, di meccanismi sostitutivi in caso di sua inerzia – non sarà mai emanato, se non si voglia paralizzare il funzionamento delle istituzioni scolastiche.

Ma, al di là dei suoi effetti pratici, praticamente nulli, i sottoscritti chiedono agli Onorevoli Senatori di non votare un provvedimento che umilia servitori dello Stato, significando nei loro confronti una sfiducia preventiva o, peggio, una conclamata ostilità.

Se l’essere legittimi rappresentanti del popolo sovrano sembra che oggi esoneri dalla fatica di studiare e di documentarsi, basterebbe però una sia pur sommaria occhiata alle fonti normative, legali e contrattuali, per rendersi avvertiti che non prevedono per i dirigenti scolastici obblighi sull’orario di servizio, ma una specifica clausola sull’impegno di lavoro correlato al funzionamento dell’ufficio diretto (meglio, di una complessa pubblica amministrazione cui si è preposti in posizione apicale, legalmente rispondendone in via esclusiva): ciò che difatti legge e contratto considerano ai fini della valutazione del raggiungimento degli obiettivi assegnati, delle capacità organizzative dimostrate, del rispetto delle direttive impartite dai superiori livelli.
Se ciò nonostante doveste indurvi a confermare il testo trasmessovi e questo potesse poi effettivamente applicarsi, si sappia che dovrebbero impiantarsi, solo per il dirigente, costose strumentazioni E Non solo nei quarantamila plessi scolastici, ma anche dove egli si rechi o voglia/debba condursi per il compiuto svolgimento della funzione istituzionale: presso l’USR e/o ambiti territoriali provinciali, presso uffici vari, alle conferenze di servizio, presso aziende, associazioni culturali e territoriali, organizzazioni del volontariato, sindaci, parroci e quant’altro.
Qualora invece si vogliano risparmiare un bel po’ di soldini, l’alternativa è quella della sua reclusione negli angusti spazi fisici del proprio ufficio nelle canoniche ore 8.00-14.00, con suo conseguente diritto alla disconnessione nella restante parte della giornata e in quelle festive con conseguente pagamento di tutte le ore di straordinario: giusto come per i suoi dipendenti lavoratori appartenenti al personale ATA. E con la tanto decantata autonomia scolastica, che a questo punto va a ramengo! Oppure no?

Al Presidente del Consiglio e ai due vice Presidenti Di Maio e Salvini, quali responsabili dei due partiti di maggioranza, l’invito a esercitare tutto il loro potere per evitare questa incomprensibile e ingiustificata aggressione vessatoria nei confronti dei dirigenti scolastici pronti a qualsivoglia azione reattiva”.

Fabio Guarna

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