Riconversione soprannumerari sul sostegno, i precari vogliono vederci chiaro
Aumentano i motivi di preoccupazione da parte dei precari della scuola per il corso di riconversione che il Miur sta organizzando per trovare una collocazione ai docenti soprannumerari. Le cifre rassicuranti fornite la scorsa settimana dal sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, che limiterebbero a 2mila il numero di candidati a svolgere i corsi non sembrano convincere i supplenti: “siamo sicuri – si chiedono i precari attraverso un documento – che le domande pervenute sono 2.000? Solo il Piemonte (dati USR) ne sono state presentate quasi 1.000. In Sicilia 4.900, in Puglia 3.000! I conti non tornano!”.
Ma non solo: sempre per i precari, “anche se le domande di riconversione ricevute fossero 2.000 ciò significherebbe che altrettanti precari non avrebbero più possibilità di ricevere un incarico annuale e sarebbero costretti, dopo anni di servizio, a cercarsi un altro lavoro. Ciò è inammissibile, soprattutto in un momento di grave crisi come questo!”.
A rendere ancora più ingarbugliata la situazione ci sono poi gli ultimi dati forniti dal Ministero ai sindacati, in base ai quali sarebbero appena 800 (probabilmente per motivi economici) i docenti coinvolti (almeno in questa prima tornata) nei corsi di specializzazione abbreviati.
Viene anche da chiedersi quali saranno le modalità che porteranno a selezionare i prof da ricollocare sul sostegno.
È evidente che tanta incertezza non giova a nessuno. Anche a livello politico: tanto che Idv, Lega e Pdl hanno fatto presente le loro perplessità al ministro Profumo attraverso altrettante risoluzioni presentate in commissione Cultura alla Camera. E pure Pd e Udc non sono rimaste a guardare, chiedendo a loro volta chiarimenti sulla gestione dei soprannumerari (che, è bene ricordarlo, ad oggi solo oltre 10mila, l’80% dei quali appartenenti alle superiori). A livello sindacale, infine, si sono posizionati contro l’iniziativa i sindacati di base, hanno espresso dei dubbi la Flc-Cgil e la Gilda. Mentre gli altri sono rimasti in rigoroso silenzio.
A questo punto per i precari non c’è altro tempo da perdere: serve “un incontro presso la sede de Miur per chiarire gli aspetti sui veri numeri delle domande presentare dai soprannumerari, per un ritiro immediato del decreto direttoriale n. 7, affinchè non si ledano i diritti dei docenti precari di sostegno, maturati per continuità di servizio e per gli innumerevoli anni di esperienza svolta a contatto con i diversamente abiliti e infine per una collocazione degli esuberi, alternativa al sostegno”.
L’invito è stato mandato. Resta ora da capire se il Miur intenda aprire la porta al dialogo su un contesto, i troppi titolari rimasti senza cattedra e da ricollocare, sempre più difficile da gestire. Soprattutto per lo spreco economico che, anche in tempi di ristrettezze, continua a comportare.