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Riconversione soprannumerari sul sostegno, la contestazione si allarga

I cambiamenti nel mondo della scuola generano forti critiche. Se poi a farne le spese sono i precari, le polemiche hanno buone possibilità di trasformarsi in forti contestazioni. Non sorprende, quindi, che a distanza di alcuni giorni dalla pubblicazione del decreto ministeriale n. 7, che dà il via libera alla riconversione sul sostegno ai docenti di ruolo appartenente a classi di concorso con personale in soprannumero, vi sia stata un’ampia alzati di scudi contro l’iniziativa. Tra i punti più contestati c’è quello che permetterebbe ad un docente (anche un diplomato e le possibilità sono molte perché gli Itp in esubero quest’anno solo oltre 3.000) di poter affiancare alunni disabili già dopo aver svolto il primo dei tre moduli di formazione. E soprattutto di essere collocato in un’area unica del sostegno. Che in termini pratici significherebbe (probabilmente già dal prossimo mese di settembre) ritrovarsi a sostenere anche alunni “certificati” iscritti ad una classe terminale del liceo. Affrontando quindi argomenti che il docente non ha mai svolto durante la sua formazione superiore (tecnica o professionale), né tantomeno all’università (quasi mai frequentata dagli Itp).
I primi a porre il loro veto sono stati sindacati di base. Poi è stata la volta dei docenti precari, molti dei quali hanno manifestato la volontà di adire alle vie legali, sostenendo di essere scalzati per fare spazio a del personale scarsamente preparato nelle discipline e specializzato sull’insegnamento ad alunni con problemi di apprendimento.
Anche il “Forum Mai più precari nella scuola” ha chiesto “il ritiro del provvedimento da parte del governo”, poiché così come è stato organizzato soppianterebbe “docenti che hanno alle spalle decine di anni di insegnamento delle discipline, nella totale indifferenza rispetto alle esigenze didattiche degli allievi disabili. Altrettanti docenti specializzati ma precari, che hanno seguito un percorso universitario avanzato e che hanno lavorato per anni su posto di sostegno, maturando conoscenze e competenze specifiche, saranno nella pratica spazzati via, epurati. Saranno sostituiti dai loro colleghi costretti a riconvertirsi, demotivati, obbligati ad improvvisarsi in un ruolo mai ambito, formati con un corso breve, sintetico, in buona parte on-line”.

Nelle ultime ore lista di contrari si è decisamente allargata. Dai territori, i sindacati hanno dovuto fare i conti con l’ira dei diretti interessati: significativo, in tal senso, il comunicato della Gilda di Cuneo, secondo cui la soluzione prospettata dal Miur “precluderebbe la possibilità per migliaia di docenti precari specializzati di vedersi riconfermati nell’incarico annuale e ridurrebbe ulteriormente le probabilità di eventuali immissioni in ruolo”.
La preoccupazione è stata colta anche dall’Anief, che ha chiesto “ai parlamentari di presentare un’interrogazione urgente al ministro, visti i diversi aspetti oscuri. I corsi, infatti, potrebbero partire in deroga ai corsi ordinari per il conseguimento della specializzazione su sostegno, con un monte ore inferiore, un percorso differente e garantirebbero l’assegnazione su posto di sostegno prima ancora del conseguimento del titolo”. Per il sindacato di Pacifico, la convenzione per l’avvio dei corsi, inoltre, “è stata firmata con le Facoltà di Scienze della formazione primaria di sole cinque università, costringendo i corsisti, su base volontaria, a spostarsi anche in regioni lontane dai luoghi di servizio”. Il sindacato degli educatori in formazione ritiene, in conclusione, che in un solo colpo il Miur metterebbe a repentaglio “il diritto allo studio degli studenti disabili e la parità di trattamento con coloro che hanno conseguito la specializzazione attraverso i canali ordinari”.
Duro anche il giudizio della Flc-Cgil: che definisce la soluzione del Miur “inaccettabile, poiché su tale tema c’è una prerogativa contrattuale. È necessario – per il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo – fare una attenta valutazione sull’impatto nei singoli territori in relazione al numero dei docenti e alle classi di concorso/posti in esubero di appartenenza: in alcuni casi crediamo che una iniziativa di questo tipo sarebbe controproducente o avrebbe effetti nulli in tema di riassorbimento dell’esubero”.
La Cgil è inoltre preoccupata del fatto che questa modalità di collocazione comporterà “una ulteriore perdita di posti per i docenti a tempo determinato, innescando l’ennesima contrapposizione tra il personale”. Ancor di più perché, per scongiurare lo spettro della mobilità e della cassa integrazione, la riconversione su sostegno non si tradurrà in una scelta “volontaria, ma nei fatti in una scelta obbligata, essendo allo stato l’unica possibile”. Il sindacato ha quindi “chiesto che si blocchi la procedura” e si apra un tavolo di trattativa “per l’individuazione dei corsisti e si cerchino altre soluzioni”.
Alessandro Giuliani

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