Sul numero di docenti soprannumerari che nei prossimi mesi dovrebbero iniziare il corso di riconversione nel sostegno, il Miur conferma la linea al ribasso. Durante l’ultimo incontro coi sindacati, i dirigenti dell’amministrazione scolastica hanno comunicato che i corsi si suddivideranno in più tranche. E che alla prima tornata potranno partecipare circa 800 docenti. Un numero decisamente inferiore, quindi, anche a quello indicato dal sottosegretario all’istruzione, Marco Rossi Doria, che in commissione Cultura aveva parlato di non oltre 2mila partecipanti alla riconversione. Per non parlare delle altre stime sulle domande presentate: solo in Sicilia l’Usr ne avrebbe contate quasi 5mila.
Sembra chiaro, a questo punto, che è intenzione dell’amministrazione operare una forte “scrematura” rispetto al numero di candidature pervenute alle scuole: del resto nello stesso Decreto ministeriale n.7, che disciplina le riconversioni sul sostegno, era scritto che i corsi sono “a numero programmato, sulla base dei posti disponibili”.
Sulla base di quali criteri questo avvenga (anzianità di servizio, grado di “sofferenza” della classe di concorso cui si appartiene, mancanza di altre abilitazioni?) ancora però non è chiaro. O, comunque, non è stato esplicitato.
Ma le notizie poco simpatiche non finiscono qui. Sempre nel decreto ministeriale che ha introdotto l’iniziativa è infatti riportato che “il costo dei corsi è coperto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca”. Dal breve resoconto dell’incontro coi dirigenti di viale Trastevere, la Gilda degli insegnanti fa però ora sapere che ai “circa 800 partecipanti” al primo modulo formativo l’amministrazione chiederà “un costo massimo pro capite di 150 euro”. Non è una cifra altissima, sicuramente una sopportabile una tantum. Però il principio della gratuità è stato infranto. E sulla sua introduzione “in itinere”, se confermata, c’è da scommettere che si creerà un certo malcontento. Che si andrà ad aggiungere a quello dei precari già specializzati, tramite le Ssis universitarie: una parte di loro si è già rivolta al giudice per impugnare l’avvio di una riconversione che sembra scontentare sempre più addetti ai lavori.