Raffaele Cutolo nasce il 4 novembre del 1941 ad Ottaviano. Gemma Tisci, molti anni dopo, nascerà nella stessa città che, come lei precisa, è stata segnata dalla “presenza” di Cutolo, il quale “aleggiandovi sopra”, non ha permesso alla sua città Natale, le possibilità sociali che dagli anni ’60 avrebbe potuto avere se non le si fosse stampata addosso la problematica legata alla NCO[1] e, se pure di riflesso, quella della NF[2]. Gemma Tisci ha un ricordo d’infanzia: si recava ad ascoltare dischi in un locale assieme alle amiche, in motorino, quando fu invitata a lasciarlo. Nel ripigliare il motorino e prendere la strada si ritrovò davanti un signore che le disse anche qualche parola. Tornando a casa rivide “il signore sconosciuto” in televisione. Era Cutolo, all’epoca latitante. Vera o falsa che fosse quell’esperienza nel riconoscimento, è pur certo che la giornalista di cronaca del Mattino Gemma Tisci ha avuto il passato ed il futuro “segnato” da quell’incontro e dall’essere vissuta su di un territorio noto per gli assassini e le guerre delle bande. Non stupisce quindi che, con l’intelligenza e la capacità sue proprie, abbia vissuto crescendo in conoscenza nel settore della criminologia e, forte delle lettere scambiate proprio con Cutolo e gli studi, le interviste fatte, abbia deciso di “dedicare” uno dei suoi libri a Cutolo. La presentazione del libro ” Ricordi in bianco e nero – La vera testimonianza epistolare in diretta dalla cella del boss Raffaele Cutolo”- è avvenuta venerdì 26 settembre ore 17.30. Presso la biblioteca dell’istituto alberghiero A. Torrente. Via Duca d’Osta – Casoria NA. Ha fare da presentatrice, l’insegnante Rosalia Marino, che ha potuto così presentare ai suoi allievi del “Progetto Sirio” (scuola serale per il 3° e 4° anno di ragioneria), un “pezzo di storia”. Drammatica e delittuosa quanto si vuole, ma pur sempre capace di aprire l’orizzonte della conoscenza su fatti e misfatti che hanno segnato la vita delle popolazioni della Campania –e non solo-, visto i rapporti stretti con i clan della Sicilia e gli interessi nazionali posti in gioco, ad esempio, con il caso Cirillo.[3] La Marino ha ricordato, nel corso dell’incontro, di avere visto assieme ai suoi allievi il film sul giudice Rosario Livatino[4]. Si disse al tempo che Cossiga l’avesse definito “il giudice ragazzino”- e non in senso affettuoso-[5], (poi lo stesso Cossiga, dodici anni dopo la sua morte, in una lettera ai genitori smentì che parlasse di lui), di avere commentato la figura di Salvo D’Acquisto e discusso molte delle questioni sociali che i giovani dovrebbero conoscere. In questo senso ha ringraziato la giornalista Tisci, la quale, nel corso della serata, con puntuale e precisa conoscenza dei fatti, anche risalenti ad anni in cui non aveva consapevolezza personale, ha permesso ai presenti la comprensione più chiara di eventi verso i quali la popolazione giovane d’Italia non può avere valutazione e giudizio. La “nostra” giornalista, che senza dubbio deve essere stata nel tempo della sua “esposizione” ai fatti, con i suoi articoli di cronaca, ben consapevole dei rischi chi si possono correre -si ricordi per tutti il giovane collega del Mattino di Napoli Giancarlo Siani – ha portato avanti con i suoi articoli e con i suoi libri la volontà di chiarire fenomeni complessi, come il bullismo. Parlando di Cutolo ha ricordato una sua frase: -“Cutolo è morto, adesso è rimasto solo Raffaele, un uomo che sta pagando le colpe commesse”, precisando che, soggetto anche al 41 bis, l’uomo in questione è vissuto lontano dalla società da anni, per cui, probabilmente, trovandosi oggi nelle strade di Napoli e nel traffico gli tremerebbero le mani come ad un vecchio. Cutolo, riferendosi al film “Il camorrista”, in una delle lettere scritte a Gemma dice:-“…Ho visto il film il camorrista giorni or sono, certo che è un falso totale, intriso di calunnie ecc. ecc. io con questo film mi sono preso due ergastoli perché i Giudici e i giurati vennero influenzati da questo film”- La storia di Cutolo fuorilegge comincia nel 1963, quando uccise (lo svolgimento dei fatti è controverso), un suo paesano. Condannato con un giudizio primario all’ergastolo, in appello ebbe ventiquattro anni di reclusione. La Tisci oggettivamente chiarisce:-“Divenne camorrista in carcere”. Ma non lo scusa per questo. In quanto a Cutolo. Per lui “La giustizia è come una prostituta”. Strano personaggio, che non si è mai pentito ( -“ … quello che mi fa rabbia è che i giudici Calabresi hanno subito creduto a questi cialtroni, cosiddetti pentiti”- [6]), cui ricorrono i politici -vedi il caso Cirillo-[7] che pare sapesse dove fosse stato nascosto Aldo Moro (altro grande mistero della politica italiana), uomo di cui si comprende meglio la “sua” verità sia ascoltando la collega Gemma Tisci quando ne parla che leggendo il suo lavoro, nel quale si apprende di più anche sulla malavita organizzata, i suoi metodi, i suoi sistemi, i suoi uomini, il suo passato. –“Una vera ecatombe, altro che guerra civile”.[8]
Libro da leggere. Ma, da stampare nella testa dei giovani soprattutto questa frase, tratta da una lettera di Cutolo:-“Grazie a mia moglie Tina ho detto basta alla camorra, dal giorno in cui l’ho sposata nella Cappella del carcere Sardo dell’Asinara,[9](…) . Ragazzi! Non seguite i capi di organizzazioni criminali, perché sono solo una razza d’infami!”-
Bianca Fasano
[1] La Nuova Camorra Organizzata (conosciuta anche con l’acronimo N.C.O.) è l’organizzazione camorristica creata da Raffaele Cutolo, boss dei boss della camorra, negli anni settanta in Campania. Si ingrandì enormemente agli inizi degli anni ottanta coinvolgendo gli altri clan di camorra in sanguinose guerre. Fu considerata estinta negli anni ’80, con l’arresto dei suoi capo clan.
[2] La Nuova Famiglia, detta anche NF, era una confederazione di clan creata da boss quali Michele Zaza, i fratelli Ciro e Lorenzo Nuvoletta ed Antonio Bardellino (affiliati a Cosa Nostra), e da altri capi-banda camorristi (Carmine Alfieri, Luigi Giuliano, Pasquale Galasso).
[3] http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/il-caso-cirillo/798/default.aspx ;
http://www.dentrosalerno.it/web/2014/07/10/litalia-che-s-inchina/;
[4] Rosario Angelo Livatino (Canicattì, 3 ottobre 1952 – Agrigento, 21 settembre 1990) è stato un magistrato italiano assassinato dalla Stidda. che aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni.
[5] « Possiamo continuare con questo tabù, che poi significa che ogni ragazzino che ha vinto il concorso ritiene di dover esercitare l’azione penale a diritto e a rovescio, come gli pare e gli piace, senza rispondere a nessuno…? Non è possibile che si creda che un ragazzino, solo perché ha fatto il concorso di diritto romano, sia in grado di condurre indagini complesse contro la mafia e il traffico di droga. Questa è un’autentica sciocchezza! A questo ragazzino io non gli affiderei nemmeno l’amministrazione di una casa terrena, come si dice in Sardegna, una casa a un piano con una sola finestra, che è anche la porta. »
[6] Da una lettera alla moglie Tina.
[7] Alcuni esponenti della DC e rappresentanti dei servizi segreti chiesero la collaborazione di Cutolo
[8] -“Ricordi in bianco nero”. Pag. 15.
[9] Ma forse a merito del trasferimento, nel 1982, l’attività di Cutolo e della NCO subisce un forte rallentamento. Intelligente volontà dl Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che chiese il trasferimento dal carcere di Ascoli Piceno (dove il detenuto Cutolo soggiornava in una stanza elegantemente arredata ed aveva due persone alle sue dipendenze. Assurdo). al carcere di massima sicurezza dell’Asinara,
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