“Basta con le illegalità”: con questo slogan il Comitato per la scuola della Repubblica lancia in questi giorni una nuova iniziativa tesa a contrastare l’applicazione della “Riforma Gelmini”.
Ad essere presa di mira, questa volta, è la circolare n.17/2010 sulle iscrizioni per la scuola secondaria di II grado che il Comitato intende impugnare davanti al Tar.
“La Ministra Gelmini – sostiene il Comitato – ripete quest’anno per la scuola superiore di II grado il percorso illegale che ha sperimentato l’anno scorso per la scuola per l’infanzia e del I ciclo; anche quest’anno ha disposto le iscrizioni sulla base del riordino dell’istruzione secondaria di II grado che però ancora giuridicamente non esiste”.
“Per questo Governo le regole non hanno importanza – è l’accusa – anche quest’anno la Ministra, stravolgendo le regole, dispone le iscrizioni non solo a prescindere dal POF, ma sulla base di un riordino che ancora non c’è e quindi ignorando l’ordinamento attualmente vigente”.
Ma il Comitato non risparmia critiche anche all’opposizione: “A fronte del caos che il comportamento della Ministra ha creato c’era da aspettarsi una mobilitazione di massa e soprattutto una forte iniziativa della Provincia e della Regioni. Purtroppo tutti lamentano il caos ed i ritardi, ma nello stesso tempo stanno ad aspettare”.
In realtà le precedenti iniziative giudiziarie finalizzate a bloccare qualche “pezzo” di riforma sono andate sostanzialmente a vuoto e spesso non hanno raccolto neppure molte adesioni; per esempio il ricorso al TAR proposto lo scorso anno dallo stesso Comitato per la Scuola della Repubblica raccolse 2mila adesioni, un numero tutto sommato modesto se si pensa al forte dissenso che aveva suscitato un anno fa il “taglio” sugli organici della scuola primaria e della secondaria di primo grado.
Il Comitato, comunque, si augura che questa volta “tutte le organizzazioni del mondo della scuola e le istituzioni democratiche possano superare le divisioni e tutte insieme impegnarsi per bloccare questo caotico riordino che penalizza la scuola statale”.