I giovani, in genere, hanno un irrefrenabile bisogno di comunicazione vera e autentica, hanno bisogno di imparare, di ritrovare le radici culturali che si radicano nel cuore e nell’intimo della persona; sono un interrogativo pratico, una prospettiva universale, un vissuto particolare che può e deve diventare oggetto di un severo impegno politico e di una genuina dedizione.
Purtroppo, davanti alle innumerevoli problematiche giovanili, sintomo di mali trascuratissimi, la politica prende tempo, lentamente tira avanti, si rifugia nella retorica di una foresta sterminata di parole inutili e non tenta altra cura che quella delle chiacchiere.
Oggi, non c’è settore della vita italiana che abbia una politica chiara, sicura ed efficace, si continua ad ingannare i giovani dicendo che hanno sempre ragione e non si fa niente per accoglierli convenientemente nella scuola, nel lavoro, nella società.
Al Sud all’angoscia di contraddizioni e carenze strutturali sempre più gravi, si aggiunge l’angoscia dello spopolamento e della disoccupazione sempre più forte. Il male si fa sempre più grave, ci si incammina velocemente sulla via del sottosviluppo e si scoprono sempre le stesse cose: vuoti educativi, sperperi, miseria, cattedrali nel deserto, iniziative nate per gettare fumo negli occhi.
Intanto i giovani fuggono, si fidano sempre meno e, nella solitudine e nel disorientamento, scontano le colpe di una mancata politica dell’educazione, dell’accoglienza, dell’ascolto e dell’attenzione.
Oggi, come nelle ere precedenti, le guerre uccidono gli uomini, ma l’assenza di politiche giovanili, di cultura e di istruzione rischiano di uccidere l’umanità.
La scuola, la cultura, l’istruzione, pur avendo una storia fittissima di memoria e di intuizioni creative che danno senso e forma all’ esistenza umana, non sono più qualcosa di assoluto a cui legare il cuore, per cui lottare, in cui riporre le speranze.
L’ educazione e l’impegno educativo dovrebbero essere i segni più alti e luminosi della società, ma i tanti dati che emergono da varie e numerose indagini, mettono seriamente in dubbio la qualità, l’efficacia e il buon funzionamento delle scuole italiane.
Se nella società tutto è problema, la scuola è sicuramente un problema più difficile e complesso. Si tratta di prendere coscienza non solo delle difficoltà, ma di quelle difficoltà che mettono di fronte a situazioni scomode che comportano la coraggiosa, liberante e responsabile adesione di tutta la persona ad un progetto culturale proporzionato ai tempi, all’evoluzione sociale e, soprattutto, in grado di riempire la vita di cose buone.
I buoni propositi e le promesse di migliorare la scuola, di renderla competitiva e credibile non bastano, all’inizio sembrano bombe, ma alla fine sono petardi sotto l’immancabile pioggia di sabbia.
Bisogna, pertanto, impegnarsi per ricostruire la persona e la società cominciando dalla scuola e dai giovani, permeare di serenità e di tenerezza, di valore e di impegno la stagione della formazione, aiutare i genitori a vivere consapevolmente le loro responsabilità, far ritrovare la motivazione dell’amore per la cultura che abbatte le barriere ed aiuta a muoversi agilmente e liberamente. Occorre, in pratica, investire nella scuola, creare nuovi spazi educativi, innovare attraverso sagge e coraggiose sperimentazioni.
Certo, finché la scuola continuerà ad essere atomizzata in nuclei incomunicabili, assalita da ristrettezze economiche, priva del sostegno delle famiglie e di solidi interventi legislativi, farà sempre più fatica a rivelare la profondità della sapienza, ad essere segno e occasione di libertà e di coraggio, a continuare la sua opera di promozione e di crescita dell’uomo.
L’impegno a migliorare la qualità dei sistemi formativi diventa un fattore importante che obbliga a scelte e indirizzi politici disegnati sul rigore di precipui principi pedagogici.
Se provassimo, con coraggio, a pensare ad una scuola diversa, pionieristica, legata al territorio, capace di guardare al futuro, se riuscissimo ad aprire le finestre di questo cadente edificio per far entrare il vento della ricerca e dell’innovazione, allora si aprirebbero nuove vie di accesso ai valori fondamentali della vita.
I giovani non riconoscendosi nella società e nella scuola in cui vivono la mettono in crisi, scoprono la piaga invisibile della rinuncia alla formazione e all’istruzione che, inesorabilmente, corrode l’affascinante bellezza della cultura.
La scuola continua ad invecchiare, ad accrescere il distacco con la società civile e, a forza di ripetere che l’Italia è un paese moderno, in prima fila tra i paesi industrializzati, si perde di vista l’altra faccia della medaglia: siamo ancora un popolo che si nutre poco di sapere, di cultura e di conoscenza, che dedica scarsissime risorse alla ricerca scientifica, ai beni culturali, alla natura, alla difesa dell’ambiente e continua ad avere il triste primato della fuga delle intelligenze migliori.
Quale luce, nelle incerte e buie vicende umane, si sprigiona da una società veramente innamorata della scuola, che investe nella ricerca, che garantisce il sostegno necessario per aiutare ogni uomo a capire meglio chi è, a comprendere il senso della sua complessa esistenza.
Per questo, diventa importante spalancare il cuore ad un messaggio che scaturisce solo ed esclusivamente dal desiderio di ricostruire la società e la persona umana, partendo dalla scuola e dai giovani.
Fernando Mazzeo
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