Ormai la legge 440/97 che dovrebbe servire a sostenere i processi di autonomia delle istituzioni scolastiche sta diventando il “salvadanaio” dal quale tutti pensano di attingere per realizzare le più disparate iniziative.
Peccato che, ormai, la dotazione finanziaria disponibile con la legge stia diminuendo di anno in anno risultando appena sufficiente a coprire le necessità più urgenti (aggiornamento dei docenti, integrazione degli alunni disabili, progetti per l’alternanza scuola-lavoro, tecnologie didattiche, cittadinanza e Costituzione e poco altro).
Per contro ormai chi propone nuove attività e iniziative che hanno bisogno di denaro sonante per essere realizzate ha ormai preso l’abitudine di pensare subito ad attingere ai fondi della legge 440.
Come ha fatto, per esempio, il senatore della Lega Giovanni Torri che ha avuto l’idea di presentare una proposta di legge per la diffusione dell’attività sportiva nelle scuole di ogni ordine e grado e per l’istituzione dei “Nuovi giochi della gioventù”; proposta di legge il cui iter parlamentare è iniziato proprio il 15 luglio in Commissione Cultura.
L’idea, di per sé, sembra anche interessante: a partire dalla classe IV della primaria le scuole organizzano corsi di pratica sportiva avvalendosi anche della collaborazione delle federazioni sportive e del CONI.
Negli istituti scolastici della scuola secondaria di secondo grado, i corsi sono invece rivolti “ad una preparazione progredita nelle medesime discipline, anche ai fini della partecipazione alle attività agonistiche di categoria”.
Gli alunni e gli studenti che partecipano alle attività sportive organizzate dalle singole scuole possono quindi accedere alle fasi provinciali dei Giochi della Gioventù (a condizione però di avere riportato nel semestre precedente la sufficienza in tutte le materie).
Il senatore Torri ha anche stimato il costo del progetto in 40 milioni di euro da coprirsi appunto mediante una opportuna riduzione degli stanziamenti previsti dalla legge 440 del 1997. Il senatore leghista non è però forse al corrente che a partire dal 2011 il fondo in questione arriverà a mala pena ad un centinaio di milioni di euro (poche decine di milioni destinati alle scuole, il resto da utilizzarsi per progetti a carattere nazionale).
Tagliarne altri 40 vorrebbe dire azzerare del tutto la quota destinata alle scuole e dare un ulteriore colpo all’autonomia delle istituzioni scolastiche.
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