Per ridurre il numero degli alunni per classe il Ministero ha un piano, ma ai sindacati la soluzione non piace.
La proposta è stata presentata la mattina dell’11 aprile nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali.
Nel presentare il Decreto Interministeriale per la definizione degli organici del 2022/23, il Ministero ha sottolineato, in particolare, gli indicatori di status sociale, economico e culturale come descritti nell’ESCS – Economic, Social an Cultural Status, nonché quelli di dispersione scolastica sulla base degli esiti delle prove INVALSI.
Quest due parametri dovrebbero servire appunto per decidere come e dove si potranno costituire classi a numero ridotto rispetto al DPR 81/2009.
Gli USR potranno derogare anche in aree di disagio “legate a specifiche situazioni locali, con particolare riguardo ai comuni montani e alle piccole isole o legate a situazioni emergenziali o a particolari condizioni olografiche”.
La Flc-Cgil ha già fatto sapere di essere contraria in quanto per ora ci si trova di fronte ad “una procedura che si basa su parametri non oggettivamente riscontrabili per giustificare la destinazione dei posti”.
“L’affidamento all’INVALSI – conclude Flc-Cgil – appare eccessivo perché le condizioni di svantaggio nelle scuole risultano molto più complesse rispetto agli esiti dei test e richiedono analisi più profonde e strutturate”.
Sul fatto che lo svantaggio socio culturale sia un fatto molto complesso non c’è alcun dubbio, ma non è affatto chiaro con quali criteri oggettivi e con quali strumenti la Flc ritenga di poterlo misurare. Certamente i test Invalsi non sono sufficienti per poter conoscere meglio i processi di disagio e di povertà educativa, ma per il momento non ci risulta che i sindacati (e la Flc in particolare) siano stati in grado di formulare proposte alternative.
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