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Riduzione dell’ora di lezione da “recuperare” per le supplenze

Si diffonde la prassi della riduzione delle ore di lezione per ottenere ore di supplenza ed altre attività. Una specie di organico funzionale fai da te, comodo ma pericoloso. A rimetterci sono gli studenti, ai quali non è garantito il previsto monte ore per anno e per disciplina. “Urge l’organico funzionale” dicono all’unisono rappresentanti sindacali e dei genitori.
Fino a qualche anno fa oggetto del contendere in molte istituzioni scolastiche era la vexata quaestio della riduzione dell’ora di lezione “per cause di forza maggiore determinate da motivi estranei alla didattica”, che due vecchie Circolari ministeriali rendevano possibile a certe condizioni senza obbligo di recupero.
Adesso la questione è tornata alla ribalta, ma con motivazioni e soluzioni del tutto inedite.
A causa della diminuzione dei finanziamenti statali, i dirigenti scolastici lamentano di non avere soldi per le supplenze brevi e saltuarie, di non trovare facilmente i sostituti, di essere in difficoltà a gestire le classi scoperte. Così ridurre l’ora di lezione diventa la soluzione: 3-5-10 minuti, a seconda delle scelte creative ed ingegnose che ogni scuola adotta autonomamente. I dirigenti esigono il recupero del debito orario da parte dei docenti, e ottengono un consistente pacchetto di ore da spendere per le supplenze e in subordine per una varia combinazione di attività individuate in autonomia.
La prassi sta dilagando tanto negli Istituti di secondo grado quanto nei Comprensivi. Con una riduzione di “soli” 5 minuti su un monte ore di 1056 (es. tecnici e professionali) ogni docente mette a disposizione della scuola un’ora e mezza alla settimana, ovvero un pacchetto annuale di 54 ore da 55 minuti.
Sembra apparentemente una buona trovata. Il problema principale però è che il monte ore annuale obbligatorio degli studenti non viene reso per intero e per disciplina. Ad esempio, su un monte ore di 1056, in 33 settimane la perdita è di 88 ore da 60 minuti, quasi tre settimane di scuola, con una significativa riduzione per ogni disciplina, tale da rendere difficile o impossibile il raggiungimento dei traguardi formativi.
È vero che i calendari regionali prevedono circa una settimana in più di scuola, ma le giornate eccedenti i 200 giorni costituiscono un necessario margine nell’ipotesi che l’attività didattica venga sospesa per consultazioni elettorali, eventi climatici o altri inconvenienti tali da rendere impraticabile l’uso dei locali. Insomma la perdita di ore di lezione si recupera in misura ridottissima.
L’effetto negativo è una contrazione dell’offerta formativa curricolare dovuta agli studenti, che non ha niente a che fare con il corretto utilizzo degli strumenti della flessibilità organizzativa e didattica previsti dalla normativa vigente. Che fare dunque? Hanno risposto alla nostra domanda rappresentanti sindacali e dei genitori.
“La questione della riduzione delle ore per costituire pacchetti di disponibilità da spendere in supplenze è un classico caso di redistribuzione della povertà”, dice Giorgio Rembado, Presidente Nazionale dell’Anp. “Per quanto ci si ingegni a trovare soluzioni organizzative, ci sono delle ore di lezione che vengono meno e quel che si riesce a garantire, in molti casi, è la sola vigilanza degli alunni”.
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, ritiene che operare pressioni sui docenti per ridurre la durata delle ore di lezione allo scopo di crearsi un ‘gruzzolo’ di ore da utilizzare per le supplenze “sia illegittimo, sia sul piano contrattuale che normativo”.
Di piena emergenza ed autonomia “distorta” parla Mimmo Pantaleo segretario generale della Flc-Cgil. La prassi delle riduzioni delle ore di lezione che sta prendendo piede in alcune scuole “è un ulteriore esempio della confusione che regna sovrana”. Una situazione che non è più gestibile senza nuovi investimenti, “La Ministra batta un colpo!”, conclude.
“Si sottraggono agli studenti ore di lezione nella materia e/o disciplina di riferimento e così si fa venir meno il diritto allo studio”, argomenta Concettina Cupani, Segretaria Provinciale della Cisl Scuola di Vicenza, provincia in cui la prassi sta dilagando. “Ritengo -aggiunge – che sia ormai superata la questione finanziaria in quanto, da una indagine che io ho svolto in alcune scuole campione, nel vicentino le risorse richieste inoltrate al Miur per il pagamento delle supplenze sono state soddisfatte”.
Che la motivazione finanziaria non giustifichi la riduzione di ore di insegnamento per fare supplenze lo dice anche Rita Manzani Di Goro dell’Associazione Genitori Toscana: “le scuole che hanno nominato secondo il bisogno e si sono rifiutate di cancellare i loro crediti nei confronti dello Stato hanno ricevuto prima o poi quanto anticipato. Ci vuole più coraggio da parte dei dirigenti e più consapevolezza da parte dei genitori”.
Infine Doriano Zordan, Segretario Provinciale dello Snals di Vicenza, pone l’accento sui possibili ricorsi da parte dei genitori e sul rischio che queste riduzioni prestino il fianco ad una ulteriore “limatura” del quadro orario settimanale, specialmente nei tecnici e professionali, passando da 32 a 30 ore.
Tutti concludono che la soluzione ottimale sarebbe quella dell’organico funzionale d’istituto, e chiedono al ministro Carrozza di attuarlo.
Preferibilmente, aggiungiamo, con risorse e modalità diverse da quelle a cui pensava il suo predecessore Profumo.

Tutti i particolari sul n. 24 della Tecnica della Scuola, consultabile anche nella versione digitale, in cui viene dato ampio spazio all’argomento relativo ai Pas (gli ex Tfa speciali), con la pubblicazione del decreto attuativo n. 58/2013 che disciplina le modalità di accesso ai Percorsi abilitanti speciali, nonché del D.M. n. 81/2013 che modifica il decreto n. 249/2010 fissando il nuovo regolamento di formazione iniziale dei docenti. Pubblicate le istruzioni per la presentazione delle domande (da inoltrare on line entro il 29 agosto) ed una guida al D.M. 81. 
Sul numero che conclude l’annata del quindicinale, inoltre, un articolo sugli organici dei docenti e il calendario scolastico di ciascuna regione per l’a.s. 2013/2014.

Anna Maria Bellesia

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