Scrivo in quanto, da insegnante, vorrei poter partecipare al dibattito da voi proposto.
Le scuole, se riaperte senza che il nodo trasporto si sia risolto, sarà un ulteriore fallimento. Pertanto chiederei alla Ministra in che modo vuole realmente farci rientrare senza però più chiudere, ma con i fatti e non più con annunci.
Sappiamo tutti che i contagi nelle scuole (portati dall’esterno ovviamente) invece ci son stati e continueranno a esserci, tante classi andranno in quarantena e noi insegnanti con loro, com’è successo da settembre 2020.
Sarà un rimbalzo di palla tra Asl e referenti covid e dirigenti scolastici, famiglie, insegnanti e medici di famiglia, com’è successo da settembre 2020.
Soprattutto ci chiediamo, come mai avete lasciato tanti luoghi, spazi utili (caserme dismesse) perché in classe non si fosse nuovamente ammassati come sardine? Come mai non si è pensato in un anno (Marzo 2020) ad un piano assunzioni reale per tale emergenza?
I nostri ragazzi continueranno a viaggiare, insieme a noi, con mezzi pubblici spesso sporchi e con posti esigui?
La ricreazione seduti in classe, secondo Lei, è realmente gestibile?
Per non parlare poi del potenziamento Internet e dei sistemi informatici, che nelle scuole italiane scarseggiano e rendono spesso impossibile la didattica mista (ossia insegnante in quarantena a casa propria e alunni in classe, i quali a loro volta necessitano di un prof che sorvegli la lezione)?
Conscia che Lei sta risentendo come noi tutti di 30 anni di mala gestione, perché non aver dato linee guida serie per la Dad?
Nessuno, mi creda, ama lavorare al pc, è frustrante, gli occhi ne risentono, il carico di lavoro è immenso.
Nessuno avrebbe voluto la scuola online soprattutto perché noi italiani non eravamo abituati a modalità di fruizione.
Annalisa Failla (insegnante precaria in un scuola superiore di secondo grado fiorentina)
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