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Rientro 7 gennaio, Conte non torna indietro ma per 9 regioni ci sono troppe criticità: rischio slittamento rimane [IL PUNTO]

L’allarme di Regioni e sindacati non ferma il governo: il 7 gennaio la metà degli studenti delle superiori torneranno a scuola. Lo ha confermato il premier Giuseppe Conte ai capi-delegazione della maggioranza, al ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e ai membri del Comitato tecnico scientifico, nel corso di una riunione convocata per fare un punto sull’emergenza Covid in vista della scadenza delle misure restrittive messe in campo per le festività.

La linea di Conte: rinvio ingiustificato

Il presidente del Consiglio avrebbe tenuto a dire ai presenti che è stato apprezzabile il lavoro svolto in corrispondenza delle festività natalizia ai tavoli con i prefetti, dalle Regioni assieme a sindacati e i rappresentanti delle parti coinvolte: nello specifico, i tavoli prefettizi hanno in alto numero portato ad un potenziamento del numero e delle corse dei mezzi pubblici, dato il consenso lezioni di 45-50 minuti (senza recupero) e ingressi scaglionati tra le 8 e le 10.

Pertanto, secondo il premier rinviare all’11 o al 18 gennaio il rientro in classe non sarebbe giustificabile.

Una posizione in linea con quella della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che aveva tentato fino all’ultimo di far rientrare in classe gli studenti delle superiori già nella seconda decade di dicembre.

Le perplessità di nove Regioni

Il via libera di Conte, tuttavia, continua non convincere alcuni presidenti delle Regioni. Alcuni di loro, in particolare quelli di Campania (dove si ripartirà a cicli scaglionati) e Puglia (dove l’ultima parola potrebbe essere data alle famiglie), potrebbero decidere di fare diversamente. E di traverso si sono messi pure quelli dei territori a guida leghista, che giudicano poco soddisfacenti le organizzazioni prodotte in alcuni territori.

“Come governatori abbiamo fatto tutto ciò che era necessario in tema di sicurezza per i trasporti in accordo con i prefetti, ma restano molte criticità sul contenimento della pandemia“, hanno scritto oggi in una nota comune i governatori della Lega Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), Attilio Fontana (Lombardia), Maurizio Fugatti (Trentino), Christian Solinas (Sardegna), Nino Spirlì (Calabria), Donatella Tesei (Umbria) e Luca Zaia (Veneto).

Il Lazio allineato

Certamente, ci sono anche delle Regioni che non sembrano ostacolare la decisione del premier: nel Lazio, ad esempio, dopo la riunione svolta tra l’assessore regionale alla Scuola Claudio Di Berardino, rappresentanti dell’assessorato ai Trasporti della Regione, l’Usr e le organizzazioni sindacali, il direttore dell’Usr Rocco Pinneri ha inviato una Nota a tutte le scuole.

Nel documento – che fa seguito ai forti dubbi espressi nei giorni scorsi dai presidi e dall’assessore alla sanità Alessio D’Amato – vengono forniti tutti i chiarimenti in merito al «raccordo tra gli orari di inizio e termine delle attività didattiche e gli orari dei servizi di trasporto pubblico», con particolare riferimento ad orari di entrata, scaglionamenti e riduzione oraria delle lezioni.

Decisiva comunque sarà la posizione, sicuramente, che prenderà il governatore Nicola Zingaretti.

Salvini: troppe incertezze

La missiva pubblica è arrivata al termine dell’incontro con il segretario del Carroccio, Matteo Salvini.

Lo stesso Salvini parla di “grande preoccupazione” di chi gestisce le Regioni “per l’incertezza sul tema scuola, totale assenza di confronto da parte del ministro Lucia Azzolina, nessuna indicazione sulle future restrizioni regionali, ritardi nelle vaccinazioni il cui piano è in capo al governo”.

Perplessità vi sarebbero addirittura tra esponenti della maggioranza, in particolare del Partito Democratico: chiedono di evitare il rientro a scuola “se non è sicuro”, scrive l’Ansa.

Sindacati contrari

Anche i sindacati della scuola sono contrari al rientro immediatamente successivo alla Befana.

Secondo Pino Turi, segretario della Uil scuola, dice che “si deve tornare all’accordo sulla sicurezza di agosto e ripartire da quel punto.

“Tornare il 7 gennaio è troppo rischioso”, ha detto Elvira Serafini, a capo dello Snals, e indica come più ragionevole come data di rientro il 18.

Maddalena Gissi, leader della Cisl Scuola, chiede in modo provocatorio: “Il 7 si rientrerà? La soluzione sarà estratta il giorno della Befana come succedeva un tempo con la Lotteria Italia!”.

L’Anp ha chiesto di evitare “turnazioni dannose per l’organizzazione di vita e di studio dei ragazzi”.

“Chiediamo almeno due settimane di rinvio per sottoporre studenti, docenti e tutto il personale scolastico ai test per verificare chi è eventualmente positivo al virus”, ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief.

Il bollettino dei contagi

L’impressione è che sarà molto importante il bollettino dei contagi dei prossimi due giorni. Quello delle ultime ventiquattr’ore è stato interlocutorio: sono risultati 14.245 i nuovi casi di Covid-19, con 347 decessi. Il tasso di positività è passato dal 17,6% al 13,8% ma rimane sempre alto.

E in terapia intensiva sono risultati 14 pazienti in più rispetto al giorno prima, con 154 nuovi ingressi registrati: in tutto 2.583, contro i 2.569 del giorno prima. Anche il fatto che i vaccini anti-Covid procedano a rilento non è una bella notizia.

Alessandro Giuliani

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