Si avvera, almeno nella capitale, il progetto lanciato da mesi da diversi esponenti del Governo di ospitare nel nuovo anno scolastico – nel rispetto delle normative di sicurezza anti-Covid – gli alunni in eccesso all’interno di locali aggiuntivi, come le parrocchie. La possibilità si è concretizzata per volontà della diocesi di Roma: secondo quanto riporta Vatican News, il cardinale Angelo De Donatis ha dato il suo assenso all’iniziativa attraverso il coinvolgimento dell’Ufficio per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione cattolica e dell’Ufficio giuridico del Vicariato. Le due istituzioni risultano a tale scopo già in contatto con il Comune e l’Ufficio Scolastico Regionale.
L’obiettivo è assegnare alle scuole della capitale gli spazi di alcune parrocchie romane con la formula del comodato d’uso, con contratti fino ad agosto 2021.
Rosario Salamone, direttore dell’Ufficio Scuola della Diocesi di Roma, ha detto alla rivista Vatican News che “idea è nata dal grande impegno e dal grande senso di responsabilità che i capi d’istituto stanno dimostrando per cercare di rendere possibile a settembre una didattica non più a distanza, ma ‘in presenza’. Per fare questo, anche per effetto delle norme restrittive dell’autorità sanitaria, c’è bisogno di spazio”.
Salamone ha quindi sottolineato che “questi spazi non devono essere però soltanto luoghi fisici, ma anche spazi comunicativi, interiori, in modo da diventare davvero spazi di formazione dei ragazzi. Lo dico perché credo che oggi rischiamo seriamente di perderci una generazione per un’asfissia di tipo spirituale”.
“Insieme al Comune di Roma e all’Ufficio Scolastico Regionale, nella persona del dott. Rocco Pinneri – continua il direttore -, si è pensato di trovare questi spazi e metterli se possibile a norma”.
Quello della messa a norma non è un problema di poco conto: i locali, infatti, dovranno essere adeguati alle disposizioni sulla sicurezza (prevedendo, ad esempio vie di fuga e uscite di emergenza) e sui servizi igienici (si dovrà prevedere almeno quello dei maschi e delle femmine)
“Questa – sottolinea il prelato – sarà una competenza economica del Comune di Roma perché, per il resto, questi locali verranno dati alle scuole in comodato d’uso, dunque gratuitamente, e il contratto che verrà siglato fra il capo d’istituto e il parroco sarà valido fino ad agosto 2021, salvo nuove situazioni che potrebbero verificarsi”.
Al momento, è in corso un monitoraggio per capire quali spazi potranno fornire le parrocchie. “Sul territorio della Diocesi le parrocchie sono poco più di 330, quindi si tratterà di fare un riscontro tra la richiesta delle scuole, la disponibilità dei parroci e la ricognizione che un gruppetto di tecnici andrà a fare “in situ” per verificare se quei locali sono adeguati o quali interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria debbano essere fatti per renderli a settembre disponibili per la didattica”.
Anche i locali parrocchiali dovranno garantire il distanziamento e l’igiene. “Ci sono ovviamente i problemi della sanificazione dei locali, perché – sottolinea Salamone – gli stessi il pomeriggio potrebbero servire per le attività della parrocchia, per il catechismo o le attività associative o pastorali”.
“Si tratta – continua – di un coinvolgimento della società civile in senso lato, ampio, senza fare differenza fra ragazzi credenti e non credenti. La generazione dei ragazzi, infatti, ci appartiene tutta: è un tesoro, un capitale umano, sociale che ci appartiene tutto. E ciò indipendentemente dal fatto che uno studente sia cristiano, cattolico oppure non credente, ebreo o musulmano. Non importa: apriamo il cuore e apriamo gli spazi”.
Resta ora da capire cosa ne penseranno, però, i diretti interessati: i laici, i non credenti e anche le associazioni che ne difendono i diritti.
A Roma, inoltre, va ricordato che vi sono delle scuole pubbliche con una presenza altissima di alunni stranieri non cattolici. Come la Carlo Pisacane, l’istituto che a livello nazionale ed europeo detiene il record di iscritti nati da genitori stranieri: addirittura l’85%.
Per il direttore dell’Ufficio Scuola della Diocesi di Roma il problema non sussiste: “Siamo carne e ossa della società e quindi come tale la vogliamo vivere con senso di responsabilità e senza schematismi. Dobbiamo uscire fuori dalla cornice dell’affermazione astratta dei principi e dei diritti per diventare veramente carne, storia di quello che è nella parola di Dio”.
L’impressione, però, è che la questione sulla possibilità di fare svolgere le lezioni in un ambiente cattolico non sia proprio così semplice. Soprattutto per i problemi del rispetto della laicità della scuola pubblica.
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