Cari lettori,
dopo due mesi a fare i conti con orari di lavoro impossibili, tra classi in quarantena, classi in presenza, alunni fragili collegati da casa, ci toccano gli esami.
Ovviamente molti ds, per gestire il tutto, hanno programmato sedute dal mattino al pomeriggio, obbligando i docenti in mascherina dalle 8 fino alle 17/18 con l’afa estiva incombente e solo un’ora di spacco che potremmo definire, a giusta ragione, “l’ora d’aria”.
Penso soprattutto ai colleghi delle Medie, spesso impegnati su tre o più classi terze.
Mi sembra la degna conclusione di un anno scolastico a dir poco difficile, probabilmente ancor più stressante dell’anno scorso, anni difficili con i docenti lasciati soli nella “tempesta”, catapultati in un’altalena continua e sfibrante tra DaD e lezioni in presenza.
Di punto in bianco con la DaD abbiamo dovuto mutare il nostro modo di lavorare, utilizzare strumenti nuovi e dispositivi personali, mettere a dura prova il sistema nervoso e la salute dei nostri occhi per le ore passate davanti a uno schermo. Altrettanto dure e disagevoli le lezioni in presenza in maschera, in aule stracolme di alunni posti a un metro tra le famose “rime buccali” e con tanti limiti per la didattica. Il tutto fatto con grande sacrificio e professionalità per i nostri ragazzi.
E i governi? Nemmeno uno straccio di rinnovo contrattuale ma solo sottoscrizioni di “patti per la scuola” con i sindacati.
Già, i sindacati…qualcuno si è accorto che esistono?Francamente io no.
Per settembre molti hanno preannunciato battaglia ma temo si tornerà in classe con i soliti problemi mai risolti, dalle classi pollaio alla fatiscenza dei locali, con ministri che sistematicamente continueranno ad ignorare le esigenze reali, le richieste di una classe lavorativa ormai stanca di tante promesse mai mantenute.
Possibile che nemmeno il covid sia riuscito a far capire a questi signori che la scuola è davvero importante e fondamentale per la società?
Due anni di inferno e a settembre ci ritroveremo ancora prime classi con 25/27/30 alunni!
Non va bene caro ministro, non va bene cari sindacati.
Dino Bocchetti