Continua tenere banco il rientro in classe a settembre: il punto focale rimane il rispetto del distanziamento di un metro statico, chiesto dal Comitato tecnico scientifico. C’è chi ritiene che si tratti di una misura esagerata.
Tra questi c’è Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera, secondo cui “la ripartenza della scuola, per tutti e senza didattica a distanza, non passa né acquistando 500milioni di tavolini, né assumendo senza concorso migliaia di docenti. Occorre invece rivedere le linee guida e il distanziamento contenuto”.
Secondo Toccafondi, i riferimenti sulle distanze tra gli alunni sono eccessivi: “le linee-guida del Cts – ha detto – sono state formulate considerando la situazione epidemica del 28 maggio. Sono dunque superate e per questo possono e anzi devono essere sottoposte a una revisione perché troppo stringenti: con le regole attuali non ci sono le condizioni necessarie per una riapertura. Come calcolato dai dirigenti scolastici, con le attuali regole di distanziamento 40 mila classi dovranno trovare spazi per le lezioni fuori dalla scuola”.
Dai calcoli della Tecnica della Scuola sarebbero addirittura 70 mila le classi da “sistemare” al di fuori dei loro istituti.
Secondo il deputato fiorentino, “i tavolini singoli sono una soluzione necessaria ma non sufficiente a garantire scuola in presenza e per tutti. Senza cambiamenti, non saranno pochi i ragazzi a rimanere fuori dalla scuola e per tanti di loro trovare soluzioni diverse sarà difficile se non impossibile”.
Secondo Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, il rischio è “che non tutti gli istituti riescano a essere pronti a ricevere gli studenti a settembre. E visto che le scuole sono state chiuse a inizio marzo senza più riaprire, i timori dei presidi mi sembrano tutt’altro che strumentali o campati in aria”.
Secondo Mario Rusconi, presidente dell’Associazione presidi di Roma e Lazio, negli edifici che ospitano i bambini e i ragazzi delle scuole elementari e medie ci sono più spazi e sarà più facile il rientro a settembre in aula; più difficile la situazione alle superiori, spesso collocate, nelle grandi città, in edifici storici, con spazi ristretti in cui è difficile mantenere la distanza.
“Il problema – ha detto all’Ansa – si gioca sugli spazi che saranno recuperati. La situazione è diversa da territorio a territorio: le scuole superiori sono gestite dalle province e dalle città metropolitane. In alcune città, come a Roma, il problema è più forte per il minor attivismo della città metropolitana; in altre, come a Torino, le cose vanno più spedite”.
Secondo Rusconi “il problema non è scaglionare l’ingresso degli studenti, ma quante scuole riusciranno a tenere tutti gli alunni in classe; le aule in Italia sono affollate, il Coronavirus lo ha messo sotto gli occhi di tutti”.
A sentire la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, non c’è nulla di cui preoccuparsi. “Il 1° settembre – ha detto la titolare del MI a Radio 2 – rientreranno i ragazzi a scuola per il debito formativo e per il potenziamento; riapriremo le scuole il 14 settembre per tutti, stiamo lavorando giorno e notte per questa finalità. Ieri ero a Milano, oggi a Bologna. Ho trovato un clima buono, collaborativo, non ci sono problemi insormontabili. Gli enti locali hanno individuato gli spazi nuovi, l’organico sarà potenziato, i fondi saranno 2,6 miliardi non è poco; io sono al lavoro h24”.
“La riapertura il 14 è confermata – ha ribadito la ministra – la Campania che aveva dubbi ha deciso di riaprire il 13 (di domenica? ndr); alcune scuole riapriranno il 7, sono già pronti. Stiamo seguendo le scuole una per una; laddove ci sono delle difficoltà le risolviamo adesso. Lo scoglio più duro all’inizio erano gli spazi”.
Sui banchi la ministra ha fatto notare che “grazie ai banchi singoli tanto spazio si recupera. Per tanti anni ci siamo lamentati degli arredi scolastici vecchi, ora che possiamo rinnovarli non lamentiamoci; non sprechiamo soldi, sono investimenti. Il commissario per l’emergenza Arcuri ha pubblicato la gara europea per ridurre i costi e abbiamo chiesto alle scuole che tipologia di banchi volevano”.
Al termine di un incontro all’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna a Bologna, la ministra ha voluto rassicurare pure sugli organici, un tema che preoccupa molto i sindacati, anche perchè i conti non tornano sulle nomine da fare per coprire le classi in eccesso che si verranno a creare.
“Sugli organici stiamo lavorando – ha detto Azzolina – , quindi mi sento di rassicurare. In questo momento non fanno bene i toni allarmistici o apocalittici. Noi a settembre torneremo a scuola e le famiglie devono ricevere un messaggio di rassicurazione da parte del Ministero dell’Istruzione, ma anche della comunità che, anche qui in Emilia-Romagna, sta lavorando con grande compattezza”.
“Ci siamo confrontati. Da una parte ci sono le immissioni in ruolo – ha aggiunto Azzolina – al Mef abbiamo fatto una richiesta ben precisa (oltre 80 mila, ma poi se ne realizzeranno molte meno ndr), dall’altra parte ci sono le supplenze che verranno date grazie alle nuove graduatorie provinciali digitali che sono un modo per rendere più celeri le operazioni”.
I sindacati dell’Emilia Romagna, però, non si sentono tranquilli come la ministra. “È virtuosa e generosa la nostra regione, questo però non basta. Bisogna adottare misure concrete su precisi punti, che già nei giorni scorsi abbiamo posto all’attenzione pubblica, per una ripartenza in presenza e in sicurezza della scuola a settembre. Purtroppo oggi non abbiamo ricevuto risposte durante l’incontro avuto con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina”, hanno scritto in una nota congiunta, i sindacati della scuola di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda dell’Emilia-Romagna, dopo l’incontro con la ministra all’ufficio scolastico regionale.
Preoccupazioni e criticità riguardano, secondo i sindacati, numerosi temi come gli spazi, i trasporti, la refezione, il tempo scuola, gli organici e il sostegno.
Questioni che, secondo i sindacati, “richiedono interventi tempestivi, chiarezza negli intendimenti e linee guide nazionali su didattica a distanza, smart working, lavoratori fragili, e procedure sanitarie da adottare in caso di sospetto di contagio. Non serve il fai da te, evitiamo che le scuole adottino in autonomia decisioni che devono invece essere indicate da una forte cabina di regia nazionale e territoriale“, concludono i sindacalisti emiliani.
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