La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina oggi 5 dicembre, a un mese dal rientro in classe di tutte le scuole del Paese, torna sull’argomento dei famigerati “banchi a rotelle”, come se ne è parlato in questi mesi.
“Oggi le scuole hanno 2,4 milioni di banchi nuovi. Le consegne sono state praticamente completate,” afferma fiera la Ministra, ricordandoci peraltro, con quel praticamente, che alcune scuole sono ancora in attesa, come del resto ci segnalano alcuni nostri lettori.
Ne ha parlato qualche giorno fa anche il Commissario Straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri, che la Ministra ringrazia, a margine della conferenza stampa: “Abbiamo consegnato 2 milioni e mezzo di banchi in due mesi, che è pari alla produzione di 12 anni in Italia”.
La titolare di Viale Trastevere contesta l’ironia, alle volte feroce, che in questi mesi è stata fatta sui banchi: “Sulle sedute innovative, che molte scuole hanno richiesto per migliorare la didattica in classe, favorendo, oltre al distanziamento, il lavoro di gruppo per il futuro, sono stati fatti meme, tante battute, e c’è chi ha usato il termine banchi a rotelle per prendere in giro me, senza rendersi conto di offendere uno strumento che centinaia di istituzioni scolastiche già utilizzavano proficuamente in classe e in laboratorio.”
Ma il punto, senza volere fare polemica spicciola, è quanto questi banchi siano serviti realmente per il contenimento del contagio da Coronavirus, cosa che non sapremo mai, dato che non abbiamo avuto, in questi mesi, dati puntuali sulla circolazione del virus a scuola come quelli generali che il Ministero della Salute ci offre quotidianamente. Le classi che hanno adoperato (sin da subito) i banchi monoposto sono state meno affette dal virus rispetto alle altre classi? O forse ci sono parametri ben più sensibili al contagio quali il numero di alunni per classe, le possibilità di aerazione dei locali, l’uso delle mascherine?
A nostro parere, se il banco è monoposto ma lo spazio per distanziarlo da un altro banco non c’è, l’efficacia del monoposto è pressoché nulla. Dunque, sì, ben vengano gli arredi nuovi ma è davvero questo che serve per combattere il Covid-19?
Com’è naturale, la Ministra difende il proprio operato: ” Dicevano che non ce l’avremmo fatta. Che i banchi non sarebbero mai arrivati. Abbiamo letto e ascoltato di tutto, compresi conteggi fuori dal mondo sui costi di questa operazione. Abbiamo risposto con i fatti. Fino a ieri migliaia di studentesse e studenti facevano didattica sugli stessi banchi dei nonni. Questa squadra lascia in eredità alla scuola nuovi arredi, dopo anni di immobilismo.”
Ma anche su questo fronte la battuta nasce spontanea: magari i banchi della Ministra durassero fino ai nipoti degli attuali studenti che oggi li occupano! Purtroppo, però, abbiamo seri dubbi circa la qualità dei materiali e la durata nel tempo di questi banchi.
In sintesi, la querelle sui banchi è sorta perché questi arredi delle criticità le possiedono davvero. E il modo stesso con cui l’idea è nata, a partire da un bando di gara che, lo ricordiamo questo link, privilegiava tra le specifiche tecniche l’assortimento dei colori pastello, è portatore sano di ironia. Era ovvio che fosse così; ed era ovvio che il web avrebbe accettato la sfida, con ferocia o senza ferocia. Idem per le varie testate giornalistiche.
Detto questo, confidiamo che i ragazzi, stavolta, le gomme da masticare le gettino nel cestino della spazzatura, o magari, perché no? evitino pure di mangiarle. Del resto, su questo siamo d’accordo con la Ministra Azzolina e con la senatrice Segre: sono una generazione fortissima, sapranno prendersi cura dei nuovi banchi, più di quanto abbia saputo fare la nostra generazione di quarantenni (o più).
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