Diventa ufficiale la disposizione annunciata per ridurre la percentuale di studenti delle scuole superiori che dal 7 gennaio si recheranno a scuola: l’ordinanza firmata lo scorso 24 dicembre dal ministro della Salute Roberto Speranza è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
Nella G.U. – Serie Generale n. 320 del 28 dicembre – si legge che “ai fini del contenimento dell’epidemia da COVID-19, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attivita’ didattica, in modo che, dal 7 gennaio al 15 gennaio 2021, sia garantita l’attivita’ didattica in presenza al 50 per cento della popolazione studentesca. La restante parte dell’attivita’ e’ erogata tramite la didattica digitale integrata”.
Nella Gazzetta si specifica anche che l’ordinanza “produce effetti dal giorno successivo alla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e fino al 15 gennaio 2021”.
L’arretramento del governo sulla percentuale di studenti in presenza il 7 gennaio non è piaciuto ad alcuni rappresentanti degli enti locali.
Come al sindaco di Firenze Dario Nardella, secondo il quale bisognava confermare il “75% in presenza; questa marcia indietro denota una certa fragilità, una paura di fallire. Non dobbiamo aver paura di fallire di fronte al tema della scuola, credo che sia una priorità per il Paese”, ha detto il primo cittadino.
Sulla fattibilità del piano, tuttavia, permangono dei dubbi. I primi ad esprimerli sono stati i sindacati Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, che hanno lamentato una esclusione delle parti in causa e un eccesso di potere al Viminale.
“La situazione che si è determinata nel Lazio (come, presumibilmente, in altre regioni) – hanno scritto i cinque sindacati – consegue alla discutibile scelta, operata dal DPCM del 3 dicembre, di commissariare de facto il sistema scolastico. Non sfugge a nessuno che il DPCM, nello spostare il centro delle decisioni dai tavoli per la sicurezza nelle scuole ai tavoli prefettizi, esautora contemporaneamente Regioni, Amministrazione Periferica dello Stato e Parti Sociali dalle proprie competenze costituzionali e istituzionali e affida al Ministero degli Interni la gestione della ripresa dell’attività scolastica”.
Anche a sentire Mario Rusconi, presidente Anp del Lazio, “le indicazioni prescrittive del prefetto di Roma non possono trovare piena attuazione data la complessità del sistema che riguarda il funzionamento delle scuole Superiori”.
Per il rappresentante Anp decine di scuole superiori nel Lazio, a quanto si apprende, sono pronte a presentare un piano all’Ufficio scolastico regionale, con delibera del Consiglio d’Istituto, spiegando che non riescono a rispettare l’ordinanza prefettizia: questo significa, in parole povere, che in alcune scuole il piano del prefetto capitolino non è fattibile. Almeno per quanto riguarda gli scaglionamenti.
“In alcune scuole – si lamenta Rusconi – i ragazzi terminerebbero le lezioni tra le 17 e le 18 senza aver pranzato e poi non abbiamo il piano riguardante i mezzi di trasporto: sappiamo che ci sono corse in più ma non abbiamo capito distribuite come e non sappiamo se allo spostamento d’orario di entrata e d’uscita dei ragazzi corrisponderà lo spostamento degli orari dei trasporti. Insomma: la ripresa della scuola il 7 gennaio la vedo complicata”.
Anche la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha ammesso, in audizione alla Camera, che “l’avvio dell’anno scolastico rappresentava e rappresenta un momento di elevata criticità”.
Per la ministra, però, “il 7 gennaio il sistema di riorganizzazione degli orari e integrazione dell’offerta dei trasporti deve essere pronto per apertura al 75% quando poi avverrà il meccanismo si completerà. In quasi tutte le province italiane i prefetti hanno già provveduto a scrivere i verbali di riorganizzazione della riapertura delle scuole”.
Il problema, però, è che ci sono delle Regioni che sono tornate a puntare i piedi. E ad andare controcorrente.
Ad iniziare dal governatore della Campania Vincenzo De Luca, che ha annunciato: non apriremo “tutto il 7” gennaio, perché “si devono valutare i dati” aggiornati dei contagi da Coronavirus e “l’idea di mandare a scuola il 50% degli studenti è un’idea che la Campania non condivide”.
Così, in giornata l’assessore regionale all’Istruzione, Lucia Fortini, ha dichiarato all’Ansa: “Il 7 gennaio riprenderemo con le prime e le seconde elementari, poi valuteremo la curva dei contagi, ricominceremo lo screening degli alunni e avvieremo una riapertura graduale”.
L’iter della Giunta campana prosegue poi dall’11 gennaio con “la riapertura di tutte le classi della scuola primaria, poi dal lunedì successivo, il 18 gennaio, tutte e tre le classi della secondaria di primo grado e dal lunedì 25 la secondaria di secondo grado”.
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