Nel commentare la situazione di queste ore il Gruppo Condorcet Ripensare la scuola è lapidario: “L’unica cosa certa nella scuola è il caos”.
Il Gruppo, di cui fanno parte docenti ed esperti di politiche scolastiche, osserva: “Il rientro in aula dopo le vacanze natalizie, programmato per il 7 gennaio era in bilico fin dall’inizio, si sapeva: come poterne essere certi senza conoscere l’andamento dei contagi? come poterlo garantire se si è fatto poco o nulla sul problema dei trasporti? se dal 3 dicembre non si è visto nessuno sforzo organizzativo imponente esterno alla scuola, per garantire non solo i trasporti ma anche i tracciamenti e i tamponi?”
Se la conclusione era inevitabile non era però scontata “una tale irresponsabilità nel rimandare le decisioni, nel dire mille cose contraddittorie, nell’incapacità di programmare un settore così strategico per il paese come la scuola”.
“Né ci si aspettava che accordi presi a livello istituzionale a fine dicembre potessero saltare dall’oggi al domani”.
Questo modo di procedere, prosegue ancora Condorcet, comporta non pochi problemi organizzativi per le scuole che, in poche ore, dovranno rivedere orari di lezione, di ingresso e di uscita.
Ma perché accade tutto questo?
Ci sono due ragioni, secondo Condorcet: “La prima deriva da un problema di fondo, radicato nella storia del paese: la scuola non è una priorità politica, dal punto di vista dello sviluppo e della crescita, è oggetto di mille ricatti e interessi contrastanti da tenere in equilibrio, pur di non romperli non si fanno scelte coraggiose, mai. Quindi non si può avere il coraggio neanche di darle la precedenza nella gestione dell’emergenza”.
La seconda ragione – continuano i componenti del Gruppo – ha a che fare con il fatto che ormai la DaD è più che collaudata e pare funzionare bene.
“Quindi – scrive Condorcet – la classe politica ha la coscienza a posto: chiudiamo le scuole? Vabbe’, non è vero, c’è la Dad, la scuola continua. E quindi si a avanti così, senza programmare, senza sapere come andrà a finire, perché tanto c’è la Dad”.
Per uscire da questa situazione drammatica è necessario un impegnativo e duplice sforzo di programmazione: “Primo, tutte le autorità politiche e amministrative da cui dipendono le condizioni esterne alla scuola (trasporti, tamponi, tracciamenti; ma anche evitare gli assembramenti sui marciapiedi ecc.) devono garantire queste condizioni”.
Ma c’è un secondo aspetto, che riguarda la modifica del calendario scolastico.
“Si tratta – conclude Condorcet – di riprogrammare quest’anno scolastico in modo da garantire lunghi periodi in presenza. L’unico modo per farlo è prolungare le attività didattiche, per tutti, fino alla fine di giugno; e allo stesso tempo, programmare già da ora delle interruzioni dell’attività didattica in questi primi mesi a più alto rischio di contagio, tra l’inverno e l’inizio della primavera, anche ipotizzando di fare adesso quello che tutti dicono di voler fare a giugno (recupero e potenziamento)”.
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