Spesso è intervenuto sugli aspetti sanitari dell’emergenza coronavirus, scontrandosi con altri colleghi. Adesso Andrea Crisanti interviene anche sul ritorno a scuola.
Secondo il responsabile del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, intervenuto nel corso della puntata del 14 luglio di Onda su La7, “per i bambini fino ai 13 anni è inutile qualsiasi forma di prevenzione“.
Una volta usciti da scuola i bambini “fanno quello che vogliono“.
Implementare la vaccinazione antinfluenzale è una buona misura per contenere, secondo Crisanti, che aggiunge: “i ragazzi che vengono da aree geografiche dove ci sono contagi non vanno a scuola. Punto.“, sostiene il medico.
Ma l’OMS dice che a scuola c’è meno possibilità di contagio
Nel frattempo, ricordiamo che l’Organizzazione mondiale della sanità, in un focus dedicato a scuole e Covid-19, “bambini e adolescenti fino a 18 anni rappresentano dall’1 al 3% delle infezioni segnalate, anche se questa fascia d’età costituisce il 29% della popolazione mondiale“, riferisce che proprio a scuola potrebbero rintracciarsi focolai o comunque si abbasserebbero le possibilità di contagio.
Lo studio infatti riferisce che i bambini “hanno generalmente una malattia più lieve e un minor numero di sintomi, a volte i casi possono passare inosservati. E’ importante sottolineare che i primi dati degli studi suggeriscono che i tassi di infezione tra gli adolescenti possono essere più alti rispetto ai bambini più piccoli. E alcuni studi di modellizzazione suggeriscono che la riapertura delle scuole potrebbe avere un piccolo effetto su una più ampia trasmissione nella comunità”.
Quindi i rischi maggiori, in base a quanto riporta questo Focus reso pubblico dall’OMS, potrebbero aversi alle scuole superiori e meno alle scuole dell’infanzia e primaria, ad esempio.