Attualità

Rientro a scuola degli alunni con sintomi: la confusione è massima

Con il passare dei giorni e il moltiplicarsi dei casi di positività al Covid-19 riscontrati in ambiente scolastico crescono la confusione e la difficoltà di capire con precisione le procedure da seguire, nonostante le indicazioni fornite dall’Istituto superiore di sanità.
In più casi sta diventando complicato trovare soluzioni precise ed efficaci (ma anche semplici).

Per esempio, proprio nella giornata odierna, l’Ansa ha parlato di un caso quasi paradossale.
Una ragazzina di scuola media risulta positiva al tampone pur essendo asintomatica; quindi l’alunna resta a casa in quarantena e i genitori chiede che le vengano garantite lezioni on line.
A questo punto – così riferisce la nota di agenzia – la scuola “risponde richiedendo a sua volta un certificato medico che attesti che l’alunna sia psicologicamente in grado di seguire le lezioni via web a distanza”.

Il caso viene denunciato dal segretario della Federazione dei medici di famiglia Silvestro Scotti che afferma di essersi rifiutato di rilasciare il certificato.
“Il rilascio di una simile certificazione da parte del medico configurerebbe un falso ideologico – spiega Scotti –  poiché il medico dovrebbe attestare la capacità psicologica della ragazzina di seguire le lezioni a distanza senza poterla visitare dato il suo stato di positività al nuovo coronavirus”.

Il problema, però, è più ampio perché da più parti arrivano segnalazioni di una vera e propria abnorme proliferazione di certificazioni.
E non sempre i medici accettano di certificare, tanto che in diverse scuole i dirigenti scolastici hanno firmato circolari con cui si chiede alle famiglie di produrre un’apposita certificazione medica nei casi di alunni che siano stati allontanati dalla scuola a seguito di sintomi “sospetti”.

A questo punto se il pediatra non rilascia nessun certificato per il rientro devono essere le famiglie a autodichiarare sotto la propria responsabilità di aver seguito il percorso terapeutico e assistenziale previste dalle disposizioni dell’Istituto superiore della Sanità e dalle autorità regionali.
Purtroppo, però, talora le regole cambiano da regione a regione e questo complica ulteriormente la situazione.

Reginaldo Palermo

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