A distanza di meno di un mese dalla riapertura delle scuole, mentre ancora non sono state diffuse delle linee guida sulle misure contro il Covid da parte del Ministero della Salute, a dare prime indicazioni operative a proposito, in una bozza, è stata la Conferenza delle Regioni.
Come si legge su Il Corriere della Sera la Conferenza delle Regioni ha iniziato ad elaborare in maniera ufficiosa un piano strategico da attuare contro il Covid a scuola per far sì che i governatori non si trovino impreparati. Questo piano si divide in un due “fasi”.
In una fase, si può dire, di tranquillità a livello di andamento di contagi, ci si potrebbe comportare così: se un alunno ha temperatura superiore a 37.5, sintomi compatibili col Covid o un tampone positivo, non può andare a scuola. Chi invece ha sintomi “respiratori di lieve entità e in buone condizioni generali” e non ha febbre e che risulta negativo al test, può frequentare indossando le mascherine FFP2.
Quindi, se questo tipo di provvedimenti verranno effettivamente adottati, non si può parlare di un totale addio alle mascherine scuola. Molto probabilmente quest’ultimo caso si verificherà spesso, e quindi molti alunni potrebbero essere obbligati a indossare i dispositivi di protezione individuale in classe.
Nel caso in cui i contagi aumentassero in maniera esponenziale si passerebbe, secondo la bozza, alla seconda fase, più severa. In questo caso verrebbe osservato il distanziamento di un metro, verranno privilegiate le attività all’aperto, si effettuerebbe la sanificazione periodica (settimanale) di tutti gli ambienti, e, se fosse necessario, si obbligherebbe all’utilizzo di mascherine chirurgiche per studenti e personale.
Altri punti chiave di questa strategia “strong” sono: la concessione delle palestre e di altri locali scolastici a soggetti terzi è consentita solo se, tramite accordi scritti, siano regolati gli obblighi di pulizia approfondita e sanificazione, da non porre in carico al personale della scuola e da condurre obbligatoriamente a conclusione delle attività nel giorno di utilizzo; la somministrazione dei pasti nei locali delle mense scolastiche con turnazione; il consumo delle merende al banco.
Molti gli elementi di cui tener conto: “Fattori determinanti sono rappresentati dall’intensità della circolazione virale, dalle caratteristiche delle varianti virali circolanti, dalle forme cliniche che esse possono determinare in età scolare e non, dalla copertura vaccinale anti COVID-19 e dal grado di protezione nei confronti delle infezioni, delle forme severe di malattia e dei decessi conferito dalle vaccinazioni e dalla protezione indotta dalle pregresse infezioni, dalla necessità di proteggere soggetti fragili a maggior rischio di malattia severa”, si legge nella bozza.
A discutere sull’imminente rientro a scuola con lo spauracchio del Covid è stato Mario Rusconi, dirigente dell’istituto Pio IX di Roma e presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) della Capitale in un’intervista all’agenzia Dire. “Mentre aspettiamo indicazioni sulla ripartenza, c’è un virus che non molla e si sta evolvendo. È evidente che se il virus comincia di nuovo a diffondersi, tornare in parte alla didattica a distanza sarà inevitabile”, ha detto Rusconi, preoccupato “dall’assoluta mancanza di notizie da parte del ministero della Salute”.
Il dirigente non ha potuto non fare notare le difficoltà contro le quali il mondo della scuola si trova a dover combattere all’ultimo minuto e in modo raffazzonato: “Ancora una volta, il mondo della scuola è costretto a lavorare in extremis. Confidiamo che almeno entro la fine di agosto ci diano indicazioni precise sulle mascherine – spiega – e speriamo che gli enti locali utilizzino questo tempo per garantire un’aerazione all’interno delle aule, soprattutto se dovesse venir meno l’uso della mascherina in classe”.
“Il 29 luglio ci siamo incontrati insieme agli assessori alla scuola e alle infrastrutture per capire come ricominciare l’anno scolastico. Se non si fa nulla adesso, dopo sarà troppo tardi: da settembre gli alunni cominceranno a tornare in classe. Come Anp, chiediamo un maggiore impegno da parte di tutti gli enti locali perché si diano da fare per permettere che la scuola riprenda normalmente in sicurezza. Avremmo voluto che questo tema entrasse tra gli argomenti della campagna elettorale – ha detto duramente Rusconi – ma come al solito la scuola è la Cenerentola del nostro sistema politico“.
E a proposito di aerazione Rusconi conclude amaramente: “Sono pochissime le scuole che ne dispongono e per di più un sistema di aerazione professionale costa dai 3 ai 5 mila euro per aula. Considerando che abbiamo 42mila edifici, si tratta di una cifra enorme, a cui è collegato anche un dispendio di energie considerevoli. Ma anche su questo tema, non abbiamo nessuna indicazione e nessuna notizia”.
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