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Rientro a scuola: fra pochi giorni l’ardua sentenza

CobasCobas

Vogliamo classi meno affollate. Le cosiddette classi pollaio a me non piacciono affatto, non le tolleriamo più”. (Giuseppe Conte, 26 giugno 2020)

Così il premier Conte dichiarava a giugno, nei giorni di presentazione delle linee guida del Piano Scuola 2020-21. Formuletta abusata, ad effetto, per il vilipendio della Scuola Pubblica perpetrato da anni e di cui, ad onor del vero, l’attuale esecutivo non ha dirette responsabilità.
Andiamo al Piano. Chi voglia leggerlo, anche perché è un documento di neanche venti pagine, lo trova pubblicato ovunque. Tuttavia la forma definitiva, si potrà avere solo il 31 agosto prossimo, ossia il giorno prima che si dia l’avvio ufficiale all’anno scolastico 2020-21.
 Senza, pertanto, scendere nei dettagli, saltano subito agli occhi l’improvvisazione, lo scaricabarile, la pretenziosità di avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Leggendo le linee guida, per esempio, è concessa ampia autonomia alle singole scuole per cui nessuna regola fissa ma l’onere ai dirigenti scolastici di adattare le suddette linee, alla realtà in cui si trovano a lavorare.
Nel caso di particolari forme di disabilità, riferendosi appunto agli alunni disabili, ci si spinge ” agli accomodamenti ragionevoli”. Ragionevolezza, signori. Adattabilità. Arrangiarsi.
Chiaramente, i nodi sono emersi subito e, adesso, che è il momento di concretizzare, ad un fiat da settembre, sono venuti al pettine.

Innanzitutto, quanti i fondi reali stanziati per la Scuola? La Azzolina, a giugno, asseriva di avere chiesto un miliardo in più rispetto a quello sventolato in conferenza stampa con Conte, sottolineando che non era lei a decidere l’argent, bensì il Ministero dell’Economia guidato da Gualtieri. Nei giorni in cui si favoleggiava di quattro miliardi, ritenuti peraltro insufficienti dai sindacati, alla ministra sfuggiva qualche verità.
Nella danza delle cifre, di miliardi veri, presunti, annunciati, comparsi, ricomparsi nel viluppo dei Dpcm, di lancio e rilancio di un ‘Italia già distratta dalle vacanze e dalla canicola, nelle scuole dello stivale non si sentiva uno, dicasi uno, scalpellare di ” fabbrica” per adeguare le aule alla sicurezza strombazzata in tutte le salse dai vertici.

Quelli che “venivano dal morto”, cioè le persone che nelle scuole ci lavorano, rendevano testimonianza oculare di sporadici sopralluoghi degli addetti degli Enti, di fondi non pervenuti e di una sovrana calma piatta. Qualcosa si è smossa, solo il 14 agosto con il DL n°104 (Decreto Rilancio 2) che stanzia per l’anno scorso 85 milioni di euro finalizzati agli interventi di edilizia leggera.
La ministra, intanto, nel mese di luglio, andava su e giù per la penisola partecipando a tavoli di lavoro, di concerto con gli Enti locali e i dirigenti scolastici per avere il quadro dettagliato della situazione. Un quadro, senza dubbio, complesso, disomogeneo, difficile. Del resto, la ministra era a conoscenza delle classi pollaio, mica veniva dalla luna!
Come e dove reperire aule per almeno il 15% di alunni, all’incirca un milione, fuori dalla misura del metro buccale? Lo aveva calcolato un software. Ma ad agosto cioè oggi, il numero dei ragazzi da sistemare in parchi, musei, cinema, teatri, parrocchie, in tensostrutture, biblioteche, è miracolosamente sceso.
Una certezza nella confusione: le aule delle scuole italiane non potranno essere tutte adeguate al distanziamento sociale di sicurezza. Non si possono riparare vecchi squarci con cerottini. E allora? La scoperta della pasta asciutta. Gli alunni eccedenti rimarranno a casa a rotazione, ricorso a Dad, mascherine. Tutto il resto se lo dovranno inventare dirigenti, referenti, insegnanti e Ata. Tralasciamo i test sierologici per i docenti, i prevedibili stop per contagi, le quarantene, le nuove assunzioni, la formazione del personale, gli orari, i trasporti, i genitori che lavorano…
Sono queste le condizioni per fare scuola in sicurezza?
Dal periodo del lockdown sono passati alcuni mesi. Sarebbe inaccettabile e gravissimo, ritrovarsi con le scuole chiuse, con i nostri figli a casa e di nuovo la DaD. Intanto, mentre scriviamo, il numero dei contagiati è in forte risalita.
Siamo stati in clausura accettando sacrifici e rinunce per il bene nostro, degli altri, del paese. Tutto vanificato? Qualcosa non torna, non quadra. Assolutamente.
Lecito, alla luce di quanto sta accadendo, nutrire forti perplessità sulle linee guida del Piano Scuola approvato il 26 giugno e dubitare sulle date di rientro a scuola?

La preoccupazione è vivissima. Non si tratta di nessuna critica preconcetta contro il governo. Ci sono fatti, dati, tempistiche che parlano chiaro. La ministra Azzolina minimizza, dispensando sorrisi e dichiarandosi fiduciosa per l’ottimo lavoro fatto finora. Ma i problemi sono tanti, pesanti e grossi come macigni. Noi, nella scuola, lo sappiamo.  
Che altro dire? Nulla. Settembre, mese dell’ardua sentenza.

Enza Sirianni

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