Una ripresa, come sappiamo, piena di difficoltà e di incognite.
Auguriamo a tutti i ragazzi, grandi e piccoli, un felice rientro, reso più complicato dalle misure di sicurezza, ma un rientro a scuola che rimette al centro la socialità, il guardarsi negli occhi, il crescere assieme.
La base ed il cuore della scuola stessa.
Un grazie a tutti gli operatori, dai presidi ai docenti al personale, per il gran lavoro di riordino e di ridisegno degli spazi e dei tempi.
Ma un grazie anche agli enti locali, per la disponibilità quotidiana ad affrontare le grandi e piccole questioni logistiche.
Anche le famiglie tutte, legate alla speranza del riavvio della scuola, si trovano in prima linea, perché vincolate al compito di seguire, mattina dopo mattina, anzitutto il quadro sanitario, eppoi quello formativo dei propri figli.
Sarà un anno scolastico, dicevo, pieno di incognite, perché l’imponderabile dell’andamento dei possibili contagi dominerà le quotidiane preoccupazioni di tutti.
È chiaro, dunque, che una situazione al 100% garantita è e sarà impossibile, ma l’andamento sanitario dipende e dipenderà anzitutto dal rispetto delle norme previste, in relazione ai tempi ed agli spazi: mascherine, distanziamento, gel, sanificazione, aerazione, ecc..
Se questa situazione ci dice una fragilità che nessuna scienza potrà cancellare, dall’altro sappiamo che siamo tutti chiamati alla responsabilità non solo personale ma anche sociale.
Perché la salute personale non è solo personale, ma, per le mille relazioni ed interdipendenze, anche salute sociale. Cioè tutti dipendono da tutti.
Un dogma di base della socialità che vale sempre, dalla famiglia alla scuola alle tante socialità alle relazioni a tutti i livelli.
Resta la questione aperta sul cuore formativo della scuola, viste le condizioni e le variabili.
Cioè quanta scuola, ed una scuola di qualità, sarà possibile.La didattica a distanza, giustamente, sarà solo complementare e di integrazione alla didattica in presenza.
I docenti tutti sono e saranno chiamati a rivedere e a ripensare proprio le finalità, gli obiettivi ed i contenuti della propria azione formativa, sapendo a monte la cornice culturale, secondo gli ordini di scuola ed i diversi indirizzi di studio, da rispettare ed implementare al tempo stesso.Perché la scuola è scuola.
Restano i quotidiani ed inevitabili messaggi, i continui dialoghi in ogni classe ed in ogni istituto, sulle conseguenze “dell’effetto gregge psicologico” tra la vita fuori dalla scuola e la vita all’interno della scuola.
Perché in questi ultimi mesi, presi in tanti dall’euforia, in molti hanno dato spazio al meccanismo di negazione di quello che è successo, una sorta di onnipotenza per cui la mascherina ed il distanziamento erano dei fastidi più che delle sane precauzioni.
Il lockdown, cioè, non va rimosso, ma interiorizzato, fatto diventare una opportunità di ripensamento di alcune abitudini, anzitutto mentali.
La pandemia, ad esempio, ci ha insegnato che la convivenza non impedisce a ciascuno di ritrovare se stesso in relazione agli altri, non cioè contro, ma per.Insomma, ha insegnato il lato positivo della reciprocità, l’essere, piccola o grande, comunità, in famiglia e fuori.
Perché non segnare e trascrivere queste sensazioni, queste esperienze, in una sorta di diario di bordo, a casa come a scuola?