La puntata del 25 luglio di “Che giorno è“, programma in onda su Rai Radio 1 condotto da Francesca Romana Ceci e Massimo Giraldi, ha visto intervenire il nostro direttore, Alessandro Giuliani, e la segretaria generale della CISL Scuola Ivana Barbacci a proposito dei temi caldi relativi alla scuola e alla terza riapertura degli istituti in epoca di Covid.
A proposito della riapertura delle scuole italiane il nostro direttore ha subito precisato che, ancora, dirigenti e docenti italiani brancolano del buio in assenza, a meno di due mesi dall’inizio dell’anno scolastico, di linee guida Covid: “Al momento abbiamo un quadro ancora indefinito. Non ci sono le linee guida attese a marzo. Ciò significa che le scuole ancora non hanno cognizione sulle disposizioni”.
Giuliani ha virato sulla questione aerazione delle classi, facendo un riepilogo della situazione: “C’è amarezza sugli aeratori che sono stati indicati dalla Commissione Europea per la prevenzione del Covid. La situazione è complessa e ferma. Il Comitato Tecnico Scientifico ha sempre dettato le linee guida. Il Cts però si è sciolto lo scorso 30 marzo – ha continuato il direttore – e quindi la palla è passata al Ministero della Salute, che però ad oggi non ha fornito alcun testo sulle linee guida. Nel frattempo sono stati stanziati per gli aeratori circa 150 milioni di euro. Questi soldi rimangono fermi, e peraltro si tratta di una cifra contenuta. Ricordo che in Italia abbiamo 42mila plessi. Se facciamo una stima gli aeratori potrebbero costare tra i 1000 e i 2000 euro quindi servirebbero non meno di 600/700 milioni di euro per rifornire tutte le aule di questi dispositivi”.
Un’altra nota dolente è il distanziamento in classe: “All’inizio era obbligatorio, poi raccomandato. Anche quest’anno ci ritroveremo con classi da circa 25 alunni quindi, considerando che la metratura media è di circa 40 metri, non si potrà soddisfare l’esigenza del metro minimo di distanza”, ha detto Giuliani.
Il direttore non ha potuto non parlare della questione mascherine e dei trasporti: “C’è ancora incertezza. L’anno scorso i trasporti non sono stati introdotti e ciò ha costretto molte scuole a optare per i famosi ‘doppi turni’. Questi hanno causato disagio per molti studenti, costretti a rientrare a casa nel tardo pomeriggio”.
Giuliani ha cercato di prevedere cosa succederà nel periodo del rientro a scuola: “Non prevedo chiusure guardando i dati Covid attuali. Nella peggiore delle ipotesi si potrebbe prevedere una nuova situazione di doppi turni. Questo perché, nel 99% delle scuole, abbiamo aule che sono rimaste uguali a come erano prima del marzo del 2020. La situazione è abbastanza omogenea. Sicuramente ci sono state regioni virtuose, come le Marche, così come alcune piccole province. Tendenzialmente possiamo dire che al Nord sono più organizzati”.
“Ciò che è mancato è stato anche il potenziamento delle aule. Fa anche scalpore il fatto che nei grandi centri i ragazzi continuano ad andare a scuola accalcati sui mezzi. Sarebbe il caso – ha precisato il nostro direttore – che il Ministero della Salute fornisca informazioni precise. Sembra ci sia una rimbalzo di responsabilità: nella bozza inviata al MI sulle linee guida siano stati indicati i presidi come responsabili della gestione degli aeratori. Le cose, però, non stanno così. La bozza è stata rimandata al mittente, sono gli enti locali a dover decidere”.
Ecco su cosa, secondo Giuliani, si sarebbe dovuto intervenire: “I soldi sono pochi però potevano essere integrati in qualche modo, soprattutto nelle scuole superiori dove la presenza di alunni è maggiore. Ricordo che le regole sulla formazione delle classi modificate con l’ultimo Governo Berlusconi (legge 133/2008), hanno previsto che per formare una prima classe nella scuola superiore occorrono almeno 27 alunni. Questo poteva essere cambiato, questi numeri potevano essere ridotti anche attraverso i fondi del PNRR. Ciò non è stato fatto. Il ministro Bianchi aveva promesso di fare qualcosa il merito ma il Governo è caduto e non sappiamo come andrà a finire”.
Infine, Giuliani ha preso posizione a proposito della questione mascherine: “Da parte dei docenti c’è molta cautela e timore che possano ricrearsi situazioni di pericolo. Considerando che sono due anni e mezzo che si va a scuola con la mascherina a mio avviso non sarebbe un problema portarla. Il problema è il contesto, è l’affollamento delle classi. La mascherina può essere tolta nel momento in cui si interroga un ragazzo, mentre un docente fa lezione, ma di base, proprio per le condizioni rimaste purtroppo immutate, la mascherina rimane al momento l’unico elemento aggiuntivo di difesa al Covid. A mio modo di vedere non potrà essere tolta e l’anno scolastico dovrebbe iniziare nuovamente con l’obbligo della mascherina”, ha concluso.
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