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Rientro a scuola, in molte città resta il dubbio dei trasporti. I sindacati: “Non siamo pronti”

Dal 14 settembre ci sarà la riapertura delle scuole per la maggior parte degli istituti italiani. Eppure, nonostante le linee guida pubblicate pochi giorni fa, i trasporti restano un grande interrogativo.

Cosa accadrà nei territori dove il servizio pubblico era già precario?

Il 31 agosto scorso è stato firmato l’accordo fra Governo e Conferenza Unificata sui trasporti e come organizzarsi in vista della riapertura scuole. Misure condivise dagli Enti locali ma che non risolvono una situazione molto difficile e soprattutto molto diversa da territorio a territorio.

Se nei centri dove tradizionalmente i trasporti pubblici risultano essere efficienti in condizioni di normalità con fatica si riuscirà a fornire un servizio adeguato agli standard di sicurezza, pensiamo a quei territori, specie al Sud, dove il trasporto pubblico rappresenta spesso l’anello debole del sistema. Ad esempio la Sicilia, sa che le prossime settimane potrebbero diventare di passione.

L’allarme della Cisl

A lanciare l’allarme sui trasporti sono le sigle siciliane Cisl Scuola e Fit Cisl: “Il rischio è che per molti studenti, pendolari e fuori sede in particolar modo, potrebbe risultare difficoltoso arrivare a scuola con i mezzi di trasporto pubblico. Un problema prevedibile e annunciato, quello di migliaia di studenti siciliani, il cui 20% è abitualmente fruitore dei servizi di trasporto pubblico e che, secondo quanto prevedono le normative e i protocolli anti-Covid 19, dovrebbero avere garanzie sull’aumento delle corse e su un numero più elevato di vetture ed autisti, quali soluzioni imprescindibili per una mobilità in sicurezza al servizio del diritto allo studio”. Sono le parole di Francesca Bellia e Dionisio Giordano, rispettivamente segretaria generale della Cisl Scuola Sicilia e segretario generale della Fit Cisl Sicilia.

Entrambi i segretari regionali lanciano segnali di preoccupazione in vista del ritorno a scuola. Ecco perchè chiedono a gran voce “di attivare con urgenza un coordinamento unico regionale con associazioni datoriali e sindacali per individuare le soluzioni legate alla gestione dei flussi”.

I due sindacalisti confermano quanto accennato in precedenza: con sistemi di trasporto locali già precari prima del covid, i nuovi scenari potrebbero risultare devastanti in alcuni territori: “La quasi totalità delle aziende pubbliche comunali sono interessate da grande sofferenza economico-finanziaria, da processi di messa in liquidazione, da chiusura e costituzione di new-co. Di contro le aziende private e in generale l’intero sistema di circa 70 società, vive con il fiato sospeso e nell’impossibilità di fare programmazione, a causa di processi politico-autorizzativi farraginosi e della continua rincorsa all’assegnazione dei finanziamenti regionali per garantire servizi minimi alla collettività, continuità aziendali e livelli occupazionali, che quasi sempre si concretizza ad anno abbondantemente in corso“.

Bellia e Giordano si chiedono a cosa sia servito “aver sottoscritto protocolli nazionali e regionali sull’adeguamento dei trasporti in base alle esigenze degli studenti, quando, ancora allo stato attuale non c’è neanche la condizione di garantire distanziamento fisico sui mezzi”.

Più soldi per i servizi aggiuntivi

Prima di tutto, bisogna ricordare che con l’accordo Governo-Enti Locali, viene previsto nella Legge di Bilancio lo stanziamento di 200 milioni per le Regioni e 150 per Comuni e Province per i servizi aggiuntivi di trasporto ritenuti indispensabili per l’avvio dell’anno scolastico. Le risorse già previste per i mancati introiti delle aziende del Tpl potranno infatti essere utilizzate anche per servizi aggiuntivi.

Capienza massima all’80%. Ma se il viaggio è di 15 minuti la capienza può essere del 100%

Uno dei punti fondamentali delle linee guida sul trasporto pubblico riguarda quello relativo alla capienza dei mezzi di traporto pubblico: bus, metro e mezzi del trasporto locale, i mezzi del trasporto ferroviario regionale e degli scuolabus del trasporto scolastico dedicato dovranno mantenere, in considerazione delle evidenze scientifiche sull’assunto dei tempi di permanenza medi dei passeggeri indicati dai dati disponibili, un coefficiente di riempimento non superiore all’80 %, prevedendo una maggiore riduzione dei posti in piedi rispetto a quelli seduti. 

Bisogna tuttavia specificare che tale riempimento all’80% è obbligatorio per percorsi che superano 15 minuti di percorrenza: entro il quarto d’ora, pertanto, la capienza potrà essere del 100%.

Il MIT spiega anche che il coefficiente di riempimento è consentito anche in relazione al ricambio dell’aria interna dei veicoli di superficie e dei treni metropolitani. Infatti la maggior parte degli impianti di climatizzazione consente una percentuale di aria prelevata dall’esterno e un ricambio ad ogni apertura delle porte in fermata. Inoltre per i tram di vecchia generazione è possibile l’apertura permanente dei finestrini.

Capacità di riempimento del mezzo che potrebbe essere aumentata, oltre il limite previsto, esclusivamente nel caso in cui sia garantito un ricambio di aria e un suo filtraggio attraverso idonei strumenti di aereazione che siano preventivamente autorizzati dal CTS.

Separatori rimovibili per aumentare la capienza

Le linee guida sul trasporto pubblico prevedono anche dei separatori rimovibili tra i sedili: infatti sta per chiudersi un accordo tra MIT- INAIL e IIT per individuare il materiale idoneo per consentire la separazione tra una seduta e l’altra, al fine di consentire un indice di riempimento dei mezzi pressoché totale.

Le stesse aziende di trasporto locale possono avviare forme autonome di individuazione di materiale idoneo da sottoporre alla certificazione sanitaria del CTS, ovviamente prima di installarle sui mezzi.

Fabrizio De Angelis

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